Il fatto indiscutibile che il migliore in campo sia un macchinario composto da telecamere sensibili dà l’idea di una partita colma di errori e risalite, di un disordine che diventa emozione, perché sei reti danno la colorazione festiva alla prima uscita dell’anno. Proprio un anno fa, nel debutto del 2015 a Udine, la Roma usufruì di una decisione favorevole su gol fantasma di Astori, adesso Rudi Garcia starà chiedendosi se questa fretta di affidarsi a occhi extra umani non lo abbia danneggiato, ma è l’unico a poterla pensare così.
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Il fantasma non è il gol ma la Roma. Rimonta Chievo
La situazione di Garcia è sempre incandescente e quasi sembra una liberazione la catena di infortuni che rimpiccioliscono la sua potenza
La situazione di Garcia è sempre incandescente e quasi sembra una liberazione la catena di infortuni che rimpiccioliscono la sua potenza. Perché anche la società mette le mani avanti prima del match, viste le assenze, ma la Roma dalla testa più libera va in vantaggio 2-0 e 3-2: siccome è sempre ripresa, tutti guardano alla panchina. Perché i difetti sono i soliti: precarietà difensiva (37 reti incassate in stagione), mancanza di personalità, zero scaltrezza nel poter usufruire di alcuni regali e trasformarli nel primo pieno in trasferta dal 25 ottobre. Con la vibrazione che all’85’ ha segnalato come gol la punizione di Pepe finita sul palo e poi sulle mani di Szczesny, i giallorossi arrivano a 12 reti prese nell’ultimo quarto d’ora e 9 sono in A. Significano paura e disorganizzazione. Garcia cambia il 4-3-3 in 4-4-1-1 nel finale, inserisce un difensore (Gyomber) per un attaccante (Sadiq) e lo sistema a centrocampo. E la Roma portata indietro subisce il pari quando Maran allarga il suo attacco, con Pepe esterno al posto del trequartista Birsa.
(P. Archetti)
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