Aveva un debito. Contratto con 25mila persone il giorno dello sbarco al Franchi. E non avrebbe mai accettato di andarsene da sconfitto. Mario Gomez ora ha il volto sereno di chi ha rimesso a posto un mosaico impazzito. Con i suoi gol la Fiorentina ha conquistato la semifinale di Coppa Italia e gli ottavi di Europa League. Non era un campione a fine corsa. SuperMario sta tornando quello dei tempi del Bayern e ora vuole regalare alla famiglia Della Valle il primo trofeo della loro gestione. Solo così il debito verrà estinto. Intanto, arrivano 40 giorni ad alta tensione: la doppia sfida di Coppa Italia con la Juve, un calendario di A che ricorda le montagne russe e il confronto con la Roma in Europa League. Un sorteggio che ha infastidito tutti. Ma non Super Mario. «Va bene così. Perché solo noi dobbiamo essere preoccupati? Magari lo sono loro. La Roma è fortissima, ma anche il Tottenham lo era. Se vogliamo vincere è giusto sfidare le migliori. Semmai mi avrebbe fatto piacere giocare col Wolfsburg».
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Gomez: “La Roma? Va bene così, sono fortissimi come il Tottenham. Scambio con Destro? Mai”
L'attaccante tedesco lancia la sfida alla Roma per la doppia sfida in Europa League
Che invece affronterà l’Inter… «Il Wolfsburg ha fatto bene lo scorso anno, e in questa stagione sta andando anche meglio. Grande società, bel duello».
A proposito di Inter, domani a San Siro servirà un’altra impresa… «Sarà dura. Avevano bisogno di tempo dopo il cambio di allenatore e ora stanno bene: speriamo di stare meglio noi».
Il suo amico Podolski invece fatica. «Nel calcio del 2015 c’è solo il bianco o il nero. Non è sempre facile cambiare Paese. Lui dà il massimo ma, attenti, anche l’Inter ha attraversato un momento di difficoltà, non solo Podolski. Lukas è simpaticissimo e molto solare, spero faccia bene: magari dalla prossima partita. Sono suo amico come lo sono di Miro Klose».
A proposito di tedeschi. Dici Rummenigge e pensi a Inter e Bayern. «Lui e Hoeness hanno fatto un lavoro meraviglioso al Bayern. Impossibile fare meglio, in quella società hai tutto: vincere è una conseguenza logica».
Il primo a fidarsi di lei è stato Trapattoni allo Stoccarda. «Un uomo incredibile, si vede quanto gli piace aiutare i giovani. Va al campo con entusiasmo per spiegare cosa faceva in certe situazioni: ti sta dietro continuamente. avevo 19 anni, è stato una figura importante per la mia crescita».
Quello attuale è il vero Mario Gomez? «Da due mesi sto bene fisicamente, mi mancava solo l’ultimo “pezzetto”: è arrivato. Ho fatto buone partite anche senza segnare, ma di me si parlava malissimo. Quando non arrivavano le reti ho anche pensato di cambiare qualcosa nel mio gioco, qualche movimento. Poi è tornata la condizione fisica e di conseguenza occasioni e gol. Ero sicuro che sarebbe successo».
Salah è davvero così forte? «Grande giocatore: lo sapevo, lo conosco dai tempi del Basilea. E quando Mourinho compra un calciatore, è fortissimo di sicuro».
Anche Cuadrado lo è, ma adesso con Salah le cose sembrano andare meglio «Juan è un campione. Partito lui serviva uno come Salah. La sua velocità aiuta qualsiasi squadra. Anche la Roma gioca così, lanciando Gervinho. Noi rimaniamo una formazione che ama impostare il gioco, con Salah abbiamo un’arma in più: la ripartenza veloce. E con il Tottenham si è visto».
Consiglierebbe a Babacar di restare a Firenze? «Il futuro deve sceglierselo da solo: Baba farà una grande carriera».
Riuscirà prima o poi a giocare con Rossi? «Ho smesso di chiedermelo (ride, ndr). Ne parlavamo spesso ma poi accadeva sempre qualcosa. Adesso aspetto solo che torni, è davvero uno dei più forti giocatori del mondo».
C’è qualcosa che ancora la sorprende? «Penso alla nostra tifoseria e come si è comportata con Neto, passando dalla rabbia al supporto per il bene comune. Hanno capito che contava solo la partita con il Tottenham e hanno agito di conseguenza».
E in negativo? «Che nel 2015 accada quello che sta capitando al Parma. Non so di chi sia la colpa, ma è una storia incredibile».
Ha mai pensato che la sua avventura a Firenze fosse chiusa? A gennaio si parlava di uno scambio con Destro… «Mai. La mia strada qui non era finita, volevo dimostrare cosa ero in grado di dare alla Fiorentina».
Perché la gente le vuole così bene? «I tifosi hanno capito che io volevo solo venire a Firenze. Quando ero al Bayern qualcosa dentro mi disse “vai alla Fiorentina”. E così è stato».
Adesso non resta che vincere qualcosa. «Vincere è il motivo per cui giochiamo a calcio. Abbiamo davanti a noi Roma (Europa League), Juventus (Coppa Italia) e Napoli (lotta al terzo posto): le prime tre squadre d’Italia. Ma ci proveremo ».
In Europa League ci sono ancora cinque squadre italiane… «State iniziando a cambiare qualcosa, il turno di Europa League lo certifica. Ma il vostro calcio deve avere tante squadre in Champions League, non in Europa League. Quella è l’Italia che conosco io fin da bambino».
La Juve con il Borussia Dortmund può farcela? «Ha il 50% di possibilità. Di sicuro è la squadra più forte in Italia, anche senza Conte. Visti i giocatori che ci sono, molti tecnici vorrebbero essere al posto di Allegri».
Adesso che sta bene e segna, gioca una partita sì e una no. «Montella mi ha spiegato che abbiamo una rosa ampia, tante partite ravvicinate e forse è giusto non passare subito da 0 a 100 visti gli infortuni del passato».
Però? «In panchina si soffre troppo per la squadra, non la puoi aiutare: e io ho sempre giocato ogni tre giorni. Ma accetto ogni decisione, davanti siamo in molti. E tutti forti».
Tre rigori stagionali per la Fiorentina, tre tiratori e tre errori. Ma non c’è un rigorista scelto? «Dipende anche da chi gioca (ride, ndr). Con il Tottenham avrei tirato io e c’era un penalty per noi. Purtroppo non c’è stato dato. Gli altri rigoristi sono Gonzalo, Babacar e Pizarro. Vi assicuro che in allenamento non sbagliamo mai».
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