La sola certezza è: non ci sono certezze. Perché da qualunque angolazione si sia osservato il rimbalzo del pallone planato versa la linea bianca dopo la carambola con la traversa, resterà sempre un dubbio. E’ gol oppure non è gol quello che ha permesso alla Roma di vincere a Udine? Questo è il problema, destinato a restare insoluto. Certo, si possono avere delle opinioni, delle sensazioni. La nostra è che abbia avuto ragione (e coraggio) l’arbitro Guida: la palla sembra entrata del tutto.
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Gol o no? La moviola s’arrende. Serve la tecnologia, anche se…
Sul gol di Astori da qualunque angolazione si sia osservato il rimbalzo del pallone planato versa la linea bianca dopo la carambola con la traversa, resterà sempre un dubbio.
LA TECNOLOGIA CON ERRORE COMPRESO La questione non finisce qui e ovviamente sarà dibattuta per giorni (magari evitando interrogazioni parlamentari, i problemi del Paese sono altri...) e non dovranno stupire le idee diverse. L’episodio è davvero al limite, stabilire se la rete di Astori fosse valida «senza se e senza ma» è cosa impossibile.
E la moviola in campo? Obiezione comprensibile, ma qui casca l’asino tecnologico. L’Italia dal prossimo campionato introdurrà lo strumento visto al Mondiale oppure quello in uso in Inghilterra (entrambi hanno l’okay della Fifa). Un passo necessario per evitare polemiche e sospetti. Anche il mondo arbitrale è favorevole e lo ha ribadito a più riprese. Il designatore Messina e Nicola Rizzoli, in due interviste concesse alla Gazzetta, gli ultimi a farlo in ordine di tempo. Ma sarà come un atto di fede accettare comunque e sempre il responso del computer perché, come hanno messo per iscritto le ditte costruttrici della tecnologia ammessa nel calcio, nei casi al limite (tipo quello di Udine) è possibile l’errore. Avete letto bene: anche la moviola in campo potrà sbagliare.
Per essere precisi il margine nel quale non ci saranno certezze sarà di 1,5 centimetri. In altre parole, quando il pallone (e la sua proiezione) sarà così ravvicinato alla linea, il computer farà una scelta (gol oppure non gol), ma nessuno saprà mai se sia stata quella corretta. Arriveremo a contestare la tecnologia? L’esperienza insegna che fino a quando la decisione è presa da un uomo (l’arbitro), le polemiche sono inevitabili. Se a farlo è una macchina, invece, lo si accetta punto e basta. Raccontano che Pierluigi Collina abbia alzato le mani all’avanzare della tecnologia, sulle reti fantasma, vedendo Francia-Honduras dell’ultimo Mondiale. Durante quella partita una rete fu assegnata dalla Goal line, ma le polemiche appena abbozzate in campo e dalla panchina, dove si trovava l’allenatore dei centroamericani, finirono davanti alla risposta dell’arbitro: «Non ho deciso io, ma la moviola». Ecco, pensate come sarebbe stato facile per Guida ieri a Udine: qualunque fosse stata la scelta finale nessuno lo avrebbe accusato di nulla. Bisognerà pazientare ancora qualche mese per eliminare questo tipo di focolai. Altri resteranno. E qui rientriamo alla moviola pura di Udinese—Milan. Non solo il gol fantasma, ma pure un rigore non concesso all’Udinese. Un errore. Commesso da due uomini: arbitro e addizionale.
GUIDA E IL PRECEDENTE Ma prima di arrivare all’episodio finale, torniamo su quello iniziale. Sono passati 17 minuti quando Astori colpisce di testa: il pallone tocca la traversa, rimbalza nei pressi della linea e poi finisce tra le braccia di Karnezis. L’arbitro Guida prende tempo e aspetta il suggerimento dell’addizionale Maresca. E’ posizionato dal lato giusto, forse il palo gli impalla la visuale. Il suo labiale è chiaro: «Per me non è gol». Lo comunica a Guida attraverso l’auricolare. Perché, è bene ricordarlo, spetta sempre all’arbitro centrale l’ultima parola. E Guida si assume una bella responsabilità: assegna la rete non ascoltando il suggerimento del collega. Come mai? Lo ha fatto perché convinto di aver visto la palla dentro e di avere gli strumenti per decidere da solo. E nelle sue facoltà e facendolo il fischietto di Torre Annunziata ha dimostrato personalità. Avrebbe potuto «nascondersi» dietro Maresca, facendo ricadere su di lui un eventuale errore di valutazione. Non lo ha fatto. E non è la prima volta: era già accaduto in Juve-Genoa nel febbraio 2013 quando dopo un netto mani di Granqvist il giudice di porta Romeo (oggi team manager dell’Inter...) urlò nell’auricolare «rigore, rigore, rigore». Guida non fischiò nulla spiegando ai giocatori bianconeri imbufaliti di aver visto il tocco, giudicandolo involontario. Anche quella era una decisione al limite: dopo un paio di settimane di discussioni e un paio di chiarimenti chiesti a Uefa e Fifa, la scelta di Guida fu considerata corretta. A Udine l’arbitro campano, nel frattempo promosso Internazionale, ha concesso il bis. Altra questione: non è la prima volta e non sarà l’ultima che un consiglio di un addizionale viene disatteso. Non per questo bisogna interrogarsi sulla loro utilità: sono di supporto all’arbitro, lo possono anche sostituire quando sono loro a vedere un fatto sfuggito al collega. E in una partita ci sono tanti casi simili. Sul colpo di testa di Astori, però, si sono scontrati due punti di vista diversi: ha prevalso quello del direttore di gara come è giusto che sia. Ha fatto bene o male? Torniamo al punto di partenza: non ci sono certezze. A noi sembra di sì. Dalla prossima stagione, con l’uso della Goal line in Italia, discussioni simili non ci saranno. E poco importa se nei casi al limite l’errore sarà sempre in agguato: l’ombrello della tecnologia è bello grande da metterci al riparo dai cattivi pensieri.
IL RIGORE SU KONE Diversa questione è l’intervento di Emanuelson su Kone. Maresca e Guida sono concordi nel non considerarlo rigore (anche in questo caso l’addizionale avrebbe segnalato la sua opinione tramite auricolare), ma le immagini dicono altro: il giallorosso si prende un rischio troppo altro entrando da dietro sull’avversario. Colpisce molto piede (prima) e poi il pallone (dopo). Andava fischiato il rigore. Giustificazioni? Forse Maresca, meglio piazzato di Guida, è stato tradito dal cambio di direzione del pallone, ma doveva accorgersi che il giallorosso aveva prima preso Kone. Regolare, invece, l’entrata in area di Manolas su Allan. Per il resto, manca un giallo a Pasquale.
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