L’espressione è quella di chi pare masticato dal campionato, ma diffidate delle sensazioni. Rudi Garcia non rinnega le sue idee e manda tre chiari segnali su tre fronti: ritiro, rafforzamento e derby. Tre argomenti con cui la Roma è destinata a fare i conti per costruire il futuro.
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Garcia si adegua per la volatona «Roma, devo fare il papà cattivo»
"Io sono francese e il ritiro non è nella mia cultura. Non ho mai detto che in assoluto non serve a niente, ma quello punitivo non serve a niente. È utile solo se aiuta la squadra a vivere insieme e a preparare la partita"
«NON SONO BIMBI» Cominciamo da questi giorni di clausura a singhiozzo (ieri ad esempio la squadra è stata lasciata libera fino al primo pomeriggio), che tante polemiche aveva sollevato soprattutto perché si sapeva che l’allenatore non ne fosse entusiasta. «Io sono francese e il ritiro non è nella mia cultura. Non ho mai detto che in assoluto non serve a niente, ma quello punitivo non serve a niente. È utile solo se aiuta la squadra a vivere insieme e a preparare la partita. Il ritiro mette tanta pressione, a volte ne hanno bisogno, a volte no. Non giochiamo con la Primavera, ma con uomini che hanno le loro responsabilità. Non devo trattare i miei calciatori come bambini, anche se a volte devo fare il papà cattivo». Altra cosa che ha colpito è il vademecum dato ai giallorossi a tre partite dalla fine: segno che evidentemente qualcosa non è andato nel verso giusto. «È un richiamo del regolamento. Ne abbiamo parlato con i dirigenti e siamo stati d’accordo a farlo perché è un momento eccezionale e quindi occorre un atteggiamento eccezionale».
LUI E LA JUVE In chiave futuro, torna d’attualità la Juve, anche se stavolta i toni autunnali («Siamo più forti») sono ormai coperti di polvere. «La Juve è sopra tutti – ammette –. Ha già vinto il campionato, è in finale di Champions e Coppa Italia. Noi possiamo solo fare sforzi per ridurre il gap: sono bravi non solo i giocatori, ma anche in società. Sono sopra tutti. Non è un gap di personalità, ma di esperienza, economico e sportivo». I desideri però non mancano. «A Roma i tifosi vogliono vincere, così come la dirigenza e l’allenatore. Non sarà quest’anno, ma almeno raggiungiamo l’obiettivo di qualificarci per la Champions. Da gennaio il nostro campionato è stato così così, ma se siamo ancora secondi è segno che fino a dicembre era stato strepitoso. Contro l’Udinese saremo concentrati al massimo. Anche Nainggolan, nonostante la sua situazione di mercato non sia stata risolta. D’altronde da gennaio, ogni volta che abbiamo fatto male, c’è stata subito una reazione. Dobbiamo esser pronti a morire sul campo perché mancano tre partite e abbiamo il destino tra i nostri piedi: se vinciamo le prossime due siamo secondi».
CASO DERBY I titoli di coda li lasciamo sul possibile spostamento del derby del 24 maggio con la Lazio, che ha infiammato la Capitale. Garcia però se la cava con chiarezza ed eleganza. «C’è un regolamento, bisogna seguirlo e rispettarlo, ma che giochiamo domenica, lunedì, martedì, mercoledì o giovedì non cambia nulla: faremo di tutto per vincerlo». E se il presidente Beretta, in un convegno al tribunale di Roma, seduto fra Lotito e Baldissoni, dice con un filo d’ansia: «Sceglieremo la cosa che ha meno controindicazioni», Domani la decisione. Garcia intanto appare sicuro. L’Udinese farà bene a non sottovalutarlo.
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