rassegna stampa

A Garcia serve la vittoria «tiramisù»

Dal primo di ottobre, la Roma ha giocato 12 partite: 5 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte. Non proprio un ruolino da grande.

finconsadmin

Scattiamo una fotografia della situazione. In campionato Roma incollata alla Juve, distante solo 3 punti. Quelli dello scontro diretto. Ci sta. In coppa, retrocessa in Europa League dopo aver pescato il girone della morte. Peccato, ma anche qui a inizio stagione si sarebbe potuto ipotizzare una situazione del genere. Allora perché c’è questo senso di delusione attorno alla «Maggica»? Semplice: perché a un certo punto sembrava che la Roma potesse decollare. In Champions grande prestazione a casa del City e Cska frantumato all’Olimpico. In campionato la grande bellezza: gioco e vittorie, personalità debordante, determinazione nel comandare le partite. Tanto da arrivare super fiduciosi alla madre di tutte le sfide con la Juve. Ha perso ancora, ma se avesse pareggiato o persino vinto nessuno avrebbe avuto nulla da dire. Polemiche roventi subito dopo. E un contraccolpo psicologico che innegabilmente c’è stato.

Poi è arrivato l’autunno nero del sergente Garcia e la sua truppa. Dal primo di ottobre, la Roma ha giocato 12 partite: 5 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte. Non proprio un ruolino da grande. Quel maledetto Bayern. E’ come se le sette martellate subite all’Olimpico avessero aperto una breccia insanabile nell’autostima della squadra. Alla Roma è venuto il braccino. Al suo tecnico è venuto il braccino.

In campionato non è più stata devastante, ha pareggiato partite già vinte col Sassuolo. Ha sprecato due match point in Champions. Si è fatta agguantare all’ultimo respiro a Mosca arretrando troppo il baricentro. Poi, intrisa di insicurezze, ha consentito al City di fare la gara all’Olimpico. Ieri Garcia ha detto che «la Roma non è stanca. Col Manchester ha giocato bene per un’ora poi forse ha capito che non era la sua serata». Beh, una squadra sicura di sè la crea la sua serata. Se poi va male pazienza, ma se la gioca fino in fondo. Non c’è dubbio che l’eliminazione in Champions abbia dato un’altra mazzata al morale della truppa. E in questo quadro, la sfida in casa del Genoa terzo in classifica diventa cruciale. E’ la porta scorrevole del futuro della Roma. Perdere a Marassi arricchirebbe il bagaglio dei dubbi, aumenterebbe l’insicurezza. Di contro, un convincente successo sarebbe il tiramisù dalla depressione, la reazione giusta per dire a tutti, ma soprattutto a loro stessi: siamo ancora qui.

Poi arriverà il mercato di gennaio e la Roma dovrà fare spesa. La partenza di Benatia si è sentita eccome e se ci aggiungi la perdita di Castan è ovvio che ci voglia un difensore centrale di peso. E magari un fluidificante per non costringere Florenzi ad adattarsi sempre. Ma l’acquisto più importante per il 2015 potrebbe essere Strootman. Perché alla Roma sarà venuto il braccino, ma qualche alibi ce l’ha.