In 40 giorni, a conti fatti, non sembra essere cambiato poi molto. Almeno a vedere il clima intorno alla Roma di ieri a Pinzolo, con una trentina di tifosi che hanno apertamente contestato squadra e società. Sembrerebbe una goccia in uno stagno, visto che all’amichevole persa col modesto Gyirmot Gyor (Serie B ungherese) c’erano oltre 4mila persone. Di fatto, però, non lo è, perché quei 30 pesano come un macigno nella Curva Sud e sono in grado di orientare il gradimento o meno dell’intero settore.
rassegna stampa
Garcia k.o. alla prima tra fischi e polemiche
Complice un mercato stantio, un’estate a rincorrersi e chiarirsi ed un gruppo che convince poco. Ieri la squadra di Garcia è sembrata lenta, con poche idee, imballata
LA CONTESTAZIONE Pronti via, e la Roma si ritrova già ad affrontare qualche problema di troppo. Complice un mercato stantio, un’estate a rincorrersi e chiarirsi ed un gruppo che convince poco. Ieri la squadra di Garcia è sembrata lenta, con poche idee, imballata. Normale dopo 6 giorni di lavoro, anche se parte della tifoseria (quella più calda) sembra aver già perso la pazienza. Ed infatti ha fischiato, contestato Pallotta («Pezzo di m....»), deriso la squadra («Resteremo in Serie A», «Ci vuole allenamento»), beccato pesantemente Destro e appeso un paio di striscioni eloquenti: «Gervinho mocio vileda» e «Stagione 2015-16, in campo 11 atleti?». «Quando non vinci da tanto tempo è normale – parole di Castan, tornato in campo 301 giorni dopo l’ultima volta, il 13 settembre scorso ad Empoli –. I tifosi vogliano vincere, bisogna avere la personalità per mettere il 100%. Sarà un anno difficile, la gente già non ha tanta pazienza. Dobbiamo essere uomini e avere la personalità per fare bene. È tanto tempo che non vinciamo niente, la gente non ce la fa più».
A CACCIA DI CATTIVERIA Perdere alla prima contro una squadra così modesta è comunque un campanello d’allarme. «Dobbiamo esserepiù cattivi, protestare di meno e capire che il calcio non è solo bello, a volte serve anche giocare male e fare cose semplici – continua brasiliano –. È vero che era un’amichevole, ma bisogna vincere anche queste gare, è una questione di mentalità. Io? Sono felice per il ritorno, ho capito di essere di nuovo un calciatore, non ho paura di entrare, di colpire la palla di testa. L’incubo è alle spalle, è rimasta solo la cicatrice sulla testa».
LA SITUAZIONE La sconfitta alla fine non è andata giù neanche a Rudi Garcia, che ha vissuto questo ritiro tra volti anonimi, sorrisi forzati e l’ansia di una squadra che ancora non ha preso la fisionomia giusta. «Odio perdere: siamo stanchi, ma potevamo fare meglio». Già, sicuro, anche se poi nel primo tempo la squadra qualcosa ha fatto, mettendo in mostra un buon Paredes e ammirando un Cole che ha dato segnali di ripresa. La speranza, è che presto ci sia anche un clima diverso.
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