Mattia, il figlio di Vera Facchetti, si mangia con gli occhi nonno Giacinto comparso là sullo schermo gigante, che salta, corre, dribbla e segna, memorizzandone i movimenti come solo un bambino di dieci anni sa fare. Domani proverà a imitarlo sul campetto in cui si scatena quotidianamente, dalle parti di Cassano D’Adda. Anche il capitano dell’Inter e della Nazionale si formò in quella zona della bergamasca confinante col milanese.
rassegna stampa
Francesco e Giacinto «Io e lui, lo stesso sogno»
"Mi fa molto piacere che la famiglia Facchetti abbia pensato a me, purtroppo non ho ricordi di Giacinto calciatore non l’ho conosciuto di persona, al di là dei fugaci saluti di spogliatoio. ma di lui ho sempre sentito parlare bene, una persona...
L’OTTAVO RE La sala Buzzati ospita anche altri due nipotini di Giacinto, cioè Lupo (5 anni a gennaio) e Teresa (3 anni domenica prossima), eredi di Gianfelice, che adesso sta seduto sulla poltroncina d’onore, accanto al presidente del Coni, Giovanni Malagò, e al nostro direttore, Andrea Monti, padrone di una casa affollatissima di personaggi dello sport e gente comune. Giusto di fronte al palco della premiazione ci sono Milly Moratti giusto di fianco a Franca e Alessandro Cannavò, moglie e figlio di Candido, indimenticato direttore rosa del recente passato che questo premio «Giacinto Facchetti, il bello del calcio», ha fortemente voluto all’indomani della prematura scomparsa (aveva appena compiuto i 64 anni) della Quercia di Treviglio, il 4 settembre 2006. Siamo già alla 9a edizione. Dopo celebri campioni-gentiluomini quali Paolo Maldini e Michel Platini, Javier Zanetti e Gianfranco Zola; dopo il c.t. azzurro Cesare Prandelli e il capitano della nazionale irachena Younes Mahmoud Khalef; dopo le toccanti storie di vita Julio Gonzalez, il paraguaiano del Vicenza che tornò in campo senza il braccio sinistro, amputato, ed Eric-Sylvain Abidal, che gioca ad Atene, nell’Olympiacos, con un fegato donatogli dal cugino Gerard, stavolta ha vinto Francesco Totti, l’ottavo re di Roma.
INCANTO E Gianfelice spiega perché: «A 20 anni dal primo gol siglato nel calcio dei “grandi”, conserva ancora la purezza e la passione dei più piccoli. I colori primari abbracciano la sua carriera per intero: giallorosso, profumo di Roma; azzurro, fragranza d’Italia. Per tutto ciò che ha donato da atleta sul campo, per la gioia con cui l’ha fatto, è amato e apprezzato in ogni stadio. La storia che lo vede ancora protagonista, con il 10 sulle spalle, ci fa credere che l’incanto del pallone non finirà mai».
AVVERSARI Giovanni Malagò, presidente del Coni, confessa la sua amicizia di vecchia data con il capitano. «Come Facchetti, Maldini, Del Piero, appartieni alla storia del calcio. Di recente, a cena, gli ho detto che nel suo ultimo anno di attività dovrebbe andare sotto le curve degli avversari a salutarli così che anche loro possano salutarlo: hai una importanza, per il calcio, che va al di là del fatto che giochi in una squadra». Sul palco sbuca Francesco e parte un video saluto di Carlo Verdone. «Roma ha i suoi miti, voleva Cesare e tu sei stato Cesare: complimenti. Da tifoso ti dico grazie perché hai riportato allo stadio i padri con i figli, per le giocate che ci hai regalato, i bei gol e la visione di gioco: ti basta un’occhiata per capire come sviluppare l’azione e il passaggio magari lo fai senza guardare e riesce a planare sul piede del compagno meglio piazzato. Tra i miti di Roma, con Cesare».
IL PROTAGONISTA «Mi fa molto piacere che la famiglia Facchetti abbia pensato a me, purtroppo non ho ricordi di Giacinto calciatore non l’ho conosciuto di persona, al di là dei fugaci saluti di spogliatoio. ma di lui ho sempre sentito parlare bene, una persona eccellente, una bella persona. Ci accomuna il coronamento di un sogno, quello di indossare una sola maglia di club, raggiungendo anche risultati importanti. Pochi, i miei... Ho vinto meno di quanto avrei potuto ma alla fine sono più contento così. Anche perché ho avuto la fortuna, con la Nazionale, di raggiungere il traguardo che tutti giocatori hanno in testa, il titolo di campione del mondo. Quando arriverà il momento, tra poco, mi farò da parte». Si ride, applausi scroscianti. Viviana Guglielmi, prossimo volto di Gazzetta Tv, che presenta l’evento, fa firmare a Totti la maglia giallorossa destinata alla fondazione Cannavò, che la metterà all’asta per le sue iniziative di solidarietà.
BAMBIN GESU’Totti ha deciso di devolvere all’ospedale romano Bambin Gesù l’assegno di diecimila euro donato da RCS e incassa applausi fragorosi anche da Alessandro Bompieri, direttore generale divisione media, e Francesco Carione, responsabile divisione Gazzetta. La mattinata si chiude con le parole di Carlo Tavecchio e Marcello Lippi. Dice il presidente della Figc: «Hai mostrato nella tua carriera davvero il bello del calcio. La federazione ti è grata e ti augura il meglio per il futuro». Ed ecco il c.t. campione a Berlino 2006. «Voglio sottolineare come Francesco in quel mondiale fosse reduce da un infortunio. Io però lo incoraggiai a lungo a non mollare, andai a trovarlo a Roma, lo spronai durante la prima fase del raduno. Perché i suoi stessi compagni mi dicevano che anche un Totti al sessanta per cento ci avrebbe potuto aiutare. E lui infatti ci diede il cento per cento di quello che poteva darci».
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