Erano otto anni che Morgan De Sanctis non giocava così poco: era il 2007 ed il portiere giocava in Liga, nel Siviglia. Ora, invece, si ritrova a dover fare i conti con la panchina per l'arrivo di Szczesny, sempre più titolare della Roma.
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Fedeltà De Sanctis: «Roma per sempre»
Il portiere lancia un messaggio alla Sud: «Vorrei che i tifosi tornassero allo stadio, per noi sono fondamentali. Se torneranno in modo corretto le istituzioni cercheranno di far tornare le cose alla normalità»
Tre presenze in campionato, una in Champions, un rendimento elevato con tanto di rigore parato contro il Carpi, ma da quasi due mesi è tornato a guardare Szczesny giocare, sottolinea Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport": «Ma bisogna dargli fiducia - afferma proprio De Sanctis all'evento TEDxYouth - e bisogna anche parlare meno del ruolo del portiere e più della qualità e della continuità dei risultati. Però non è il momento di pensarci, abbiamo una stagione importante, dobbiamo darci tutti una mano e fare le cose per bene. E noi portieri lo stiamo facendo». L'abruzzese non ha ancora alcuna intenzione di smettere: «Mi sento bene, lo dimostro ogni giorno, non mi vedo in nessun altro ruolo se non da calciatore. Se a giugno queste saranno le mie condizioni non ci penso proprio a smettere». A dicembre, o all’inizio del prossimo anno, vedrà Sabatini e «insieme decideremo cosa fare. La mia priorità è continuare con la Roma, ma io non metterò spalle al muro nessuno e nessuno lo farà con me».
«Vorrei che i tifosi tornassero allo stadio- continua De Sanctis parlando dello sciopero della curva Sud - nel rispetto delle decisioni prese dalle istituzioni, per noi sono fondamentali, è vero. Se torneranno in modo corretto le istituzioni cercheranno di far tornare le cose alla normalità».
Inevitabile un pensiero su quanto accaduto in Francia: «Non si può rimanere indifferenti verso quello che sta succedendo. Il team manager ci ha avvertito subito che i nostri (Garcia, Ruediger e Digne) stavano tutti bene, ma lascia il tempo che trova rispetto al dramma di queste ore».
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