rassegna stampa

Nuovo fair play. Più investimenti, meno austerity

I debiti potranno essere spalmati in più anni, ma chi alla fine del ciclo non rispetta le regole, non avrà possibilità di patteggiare, ma finirà sotto processo.

Redazione

Si potrà investire di più avendo una strategia seria, ma se si sgarra le conseguenze saranno peggiori. I nuovi proprietari riceveranno un bell’aiuto, ma ci sarà mano tesa anche per i «vecchi» sempre se in regola. Il fair play finanziario (Ffp) sta per cambiare: Uefa ed Eca (l’Associazione Club Europei) si riuniscono a Berlino per definire gli ultimi dettagli, poi il 30 giugno l’Esecutivo di Praga renderà ufficiali le novità, in vigore dal 1° luglio. La «Gazzetta» può anticiparle oggi.

BUON VECCHIO FFP Non si tratta di una rivoluzione. Anche perché il Ffp — che avrebbe forse avuto bisogno al suo fianco di una «luxury tax» all’americana, come suggerito anni fa dall’Ue — è riuscito nell’impresa di abbassare il deficit dei club europei da 1,7 miliardi a 0,5. Non è stato un fallimento, anzi. Però i cambi ci saranno, in linea con il nuovo (si spera) spirito europeo che allenterà l’austerity post-crisi. Cambio scaturito sotto la pressione degli scontenti (Psg, City), di chi si ritrova cattive gestioni passate senza avere colpe dirette (Pallotta con la Roma), e anche dei tribunali. Perché la causa dell’agente belga Daniel Striani può arrivare, tra pochi giorni, alla Corte di giustizia Ue. Non sarebbe un’altra Bosman, ma il sistema andrebbe in crisi.

I PRINCIPI Dei cambi aveva parlato due mesi fa Kalle Rummenigge in un’intervista alla «Gazzetta». Il numero uno dell’Eca e del Bayern aveva detto: se i club storici sono in difficoltà finanziaria (Milan e Inter in Italia) e restano fuori dalle coppe, si impoverisce tutto il sistema. Suggeriva quindi di allentare in qualche modo le regole. Ecco il «fair play 2.0»: favorire gli investimenti, aiutando sia chi è in regola, sia i nuovi azionisti, sia chi fatica a entrare nelle coppe. Per combattere così l’effetto «fotografia» che è una distorsione evidente del Fair play: chi era ricco nel momento giusto, e si è trovato in Champions, sarà sempre più ricco. E chi era povero, beh, avrà poche chance di entrare.

LE REGOLE: I BENEFICI Cosa succede? Prendiamo un grande club che oggi fatica a entrare nelle coppe: il Milan. Il suo obiettivo è la Champions 2016-17, ma senza investimenti farà una fatica tremenda. Avrebbe bisogno di spendere, mettiamo, 120 milioni sul mercato. Come non andare in bancarotta da fair play? Chiedendo un «voluntary agreement» all’Uefa. 1) Il club deve presentare un business plan nel quale indica investimenti, ricavi e perdite previste. Attenzione: cifre credibili, non scommesse. Tra i ricavi non si può indicare la futura partecipazione in Champions, sarebbe come un biglietto della lotteria, ma entrate da tv, sponsor e marketing (al massimo al Milan, vista la sua storia, può essere riconosciuta l’Europa League con la quale indicare 10 milioni di ricavi). 2) Secondo, importantissimo: visto che le spese sono ammortizzate in più anni, il Milan potrà spalmare i 120 milioni in 4 anni (30 all’anno) e vedersi scontati dall’Uefa i 30 milioni del primo anno. Un abbattimento del 25%. 3) Accedendo al «voluntary», al Milan saranno scontati anche i 90 milioni di deficit di quest’anno.

ALTRE REGOLE: I RISCHI Tutto bello, ma le buone notizie sono finite qui, sennò addio fair play. Intanto Berlusconi, o chi per lui, dovrà garantire tutte le perdite previste nei quattro anni al momento stesso della richiesta (con fidejussioni o altro). E poi, se alla fine del ciclo non rispetta le regole, non avrà possibilità di patteggiare, ma finirà sotto processo. E saranno guai più seri. Parentesi: lo sconto sul passato nasce dalla legittima richiesta di Pallotta che, presa la Roma, si è trovato nei guai per debiti precedenti. Le sue legittime richieste all’Uefa (di cui non avrà i benefici) hanno spinto verso queste modifiche.

ANCHE GLI ALTRI Insomma: la differenza è tra il «settlement agreement», il sistema di oggi che prevede la transazione, e il nuovo sistema volontario. I club potranno scegliere. Il volontario è preferibile soltanto se si pensa di poterlo rispettare. L’Inter, che è in regime di «transazione» fino al 2018, potrà chiedere il «volontario» solo nel 2019. In futuro dovranno addirittura passare 3 anni, e non uno, per un cambio di sistema. Cambio che potrebbe chiedere anche chi sta bene, dal Barça alla Juve. Interessatissima al nuovo sistema può essere per esempio la Samp, da tempo fuori dalle coppe: dovrà in caso fare richiesta entro il 31 dicembre per averne i benefici.

NO AUSTERITY Quello che non è cambiato è il deficit massimo (che ora scende a 30 milioni). All’Uefa sperano cambi invece la filosofia: meno austerity, più investimenti. Anche per non subire cause al limite dell’incredibile (alcuni tifosi del Psg contestano di essere danneggiati perché il loro club può spendere di meno) o cause più credibili, tipo quella dell’agente Striani, basate sulla sproporzione tra il fatto e la sanzione, e a rischio Corte di giustizia Ue. Con tutte le conseguenze del caso, malgrado le rassicurazioni della Commissione Ue in questi anni.