rassegna stampa

Derby, ok di prefetto e sindaco. Ma nel 2013 finì male

Le notizie raccolte dalla Digos non sono particolarmente preoccupanti, ma chi dovrà gestire l’ordine pubblico avrebbe evitato volentieri il giorno feriale e lo slittamento di tre ore del fischio d’inizio

Redazione

Due anni fa, era l’8 aprile 2013, l’ennesima guerriglia tra ultrà e forze dell’ordine costrinse residenti e negozianti del quartiere Flaminio a rintanarsi in casa: portoni serrati, saracinesche abbassate in fretta, fuggi-fuggi generale nel traffico impazzito (complice lo sciopero dei mezzi pubblici) e un intero quartiere ancora una volta messo a ferro e fuoco. Il derby di lunedì, disposto perché la Lazio il giovedì aveva giocato in Europa League ha quell’unico precedente, tanto inquietante — alla fine il bilancio degli scontri pre-partita fu di 8 accoltellati — che è rimasto l’ultimo derby della Capitale giocato di notte. Così decise l’allora Prefetto Giuseppe Pecoraro. I maligni dicono che il suo successore, l’ex capo della Protezione civile Franco Gabrielli, sia buon amico di Lotito. È certamente una cattiveria, però all’«esordio» nel derby il neo Prefetto non solo ha autorizzato il posticipo della partita al lunedì — «Non l’ho deciso io, ma la Lega», ha precisato —, ma ha accettato pure lo slittamento del fischio d’inizio alle 18. «Comunque in orario diurno», ha sottolineato Gabrielli. Già, ma un’ora dopo il limite massimo che Questura, Prefettura e Viminale si erano imposti all’inizio della stagione per evitare anche il minimo rischio che il deflusso post-partita potesse completarsi al buio. Esattamente quello che può capitare lunedì, soprattutto se il risultato dovesse scontentare una delle due fazioni.

TRANQUILLI  - Ma avranno avuto tutti ottime ragioni. Anche il sindaco Ignazio Marino, che non ha potuto opporsi e poi ha provato a rassicurare i cittadini di Roma Nord, terrorizzati al pensiero di vivere un derby in un giorno feriale, e proprio all’uscita dal lavoro. «Non sono assolutamente preoccupato — ha giurato Marino —, c’è un lavoro quotidiano su tutte le aree strategiche che coinvolgono la mobilità, la viabilità e la sicurezza della città con il prefetto Gabrielli, stiamo lavorando molto bene e non ho nessuna preoccupazione». Cos’altro avrebbe potuto dire il sindaco di una città che aspira ad ospitare un’Olimpiade ma non può permettersi nemmeno una partita di calcio in notturna? Al Viminale non sono altrettanto tranquilli. Le notizie raccolte dalla Digos non sono particolarmente preoccupanti (non più del solito), ma chi dovrà gestire l’ordine pubblico avrebbe evitato volentieri il giorno feriale e lo slittamento di tre ore del fischio d’inizio.

PRIMA LA COPPA ITALIA - Anche perché fino a domani le autorità saranno tutte concentrate sulla finale di Coppa Italia. Juventus-Lazio è un’altra sfida delicatissima, per la posta in palio, la rivalità tra le due tifoserie, la presenza di Mattarella, alla prima Coppa Italia da presidente della Repubblica, e, ovviamente, per il precedente dello scorso anno, così drammatico che più di qualcuno, dopo la sparatoria di Tor di Quinto e lo show di Genny ‘a Carogna, ipotizzò che la finale successiva, quella di domani, sarebbe stato meglio giocarla a Milano (complice Expo). Niente da fare. La Capitale ha mantenuto la finale della Coppa nazionale, ma stavolta la gestione dell’ordine pubblico non potrà fare acqua da tutte le parti come un anno fa: gli juventini (in maggioranza romani, pochissimi attesi da Torino) occuperanno la Sud, i laziali la Nord, non dovrebbero incrociarsi. Comunque ci saranno 800 steward e un migliaio di agenti. Per una partita di calcio da sì e no 60mila spettatori. È il calcio, bellezza.