L’ordine del giorno alla Camera è diventato ieri una «raccomandazione». E se è vero che il Governo l’ha fatta sua, non è proprio la stessa cosa. Morale: le società di calcio possono tirare un sospiro di sollievo. Parteciperanno ai costi della sicurezza negli stadi, ma con una percentuale fra l’1 e il 3 per cento degli incassi da biglietteria. Cioè, minimo di 2 e massimo di 6 milioni di euro a stagione. Il rischio di una mazzata da 25 milioni di euro si fa fragilissimo. Resta la «raccomandazione» a valutare «gli effetti applicativi della norma citata in premessa, affinché siano adottate ulteriori iniziative normative volte a prevedere che la quota derivi da una percentuale applicata sui ricavi complessivi delle società professionistiche di calcio della serie A e B». Ma l’invito resterà alla finestra anche al Senato, anche perché il decreto stadi arriverà blindato dalla richiesta di fiducia e dovrà essere tradotto in Legge prima del 21 ottobre.
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Decreto stadi: i club pagheranno ma senza stangata
Le società di calcio parteciperanno ai costi della sicurezza negli stadi, ma con una percentuale fra l’1 e il 3 per cento degli incassi da biglietteria, cioè, minimo di 2 e massimo di 6 milioni di euro a stagione.
DASPO CONFERMATI Ieri, è stato il giorno della lunga maratona degli ordini del giorno con tanto di lite sulla diretta tv. La Rai aveva proposto Rainews 24, Lega e Movimento 5 Stelle insistevano per un canale generalista. Il no ha scatenato l’ostruzionismo e fatto slittare il voto a oggi. Il decreto stadi resterà così com’è con i nuovi divieti di stadio, fra cui quello di gruppo e per cori o striscioni razzisti.
SOLDI Ma chi pagherà? Entro 60 giorni sarà emanato un decreto attuativo per stabilire «i criteri, i termini e le modalità di versamento da parte delle società professionistiche». Una frase, «anche tenendo conto del diverso livello professionistico», fa pensare che sarà richiesto un impegno differenziato, a seconda della serie in cui si gioca (o anche della necessità di utilizzare più o meno agenti per il servizio d’ordine?). Inoltre, il Decreto - a differenza della «raccomandazione» che nomina serie A e serie B - usa le espressioni «società professionistiche» ed «eventi sportivi». Insomma, non pagherà solo il calcio?
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