rassegna stampa

De Rossi: «Lucho non era scemo. E io neanche matto a vederlo così bravo»

"Fortunatamente altrove Luis ha dimostrato di non essere uno scemo come si pensava qui a Roma"

Redazione

Un rapporto, quello tra la Roma e Luis Enrique, iniziato e finito in un solo anno; un altro invece, quello tra il tecnico asturiano e De Rossi, rimasto anche quando le strade si sono divise. «Perché Luis Enrique è stato fondamentale per la mia scelta, è il miglior allenatore della mia carriera, ha riacceso la fiammella di cui ha bisogno ogni giocatore», disse Daniele il 6 febbraio 2012, il giorno del rinnovo di contratto. Poco dopo, come riportato nell'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport" Lucho lo fece fuori, a Bergamo, per un ritardo di 5 minuti alla riunione tecnica. Ma il rapporto si ricompose in un amen.

«Fortunatamente altrove Luis ha dimostrato di non essere uno scemo come si pensava qui a Roma — ha dichiarato ieri De Rossi — Forse non era sponsorizzato, di certo mi ha fatto piacere perché vuol dire che non ero matto io a vedere certe cose. Poi è capitato in una grande squadra, ma lui e il suo staff sono brave persone, a prescindere da tutto: tattica, regolamenti interni. Faccio il tifo per loro, tranne per stasera ovviamente». Anche perché Luis Enrique fu il primo a trasformarlo in difensore aggiunto, un po’ alla Mascherano. «Il suo percorso in futuro potrebbe essere anche il mio. È un discorso di opportunità e di necessità della squadra. Quando riesco a farlo in modo discreto come con la Juventus sono felice».

L’importante questa sera contro i 'marziani' del Barcellona sarà non subire contraccolpi stile Bayern. «Le due avversarie si assomigliano, forse sono le più arrembanti del mondo — chiude De Rossi — Ma quella fu una partita particolare. Stavolta sappiamo che sarà importante, ma non decisiva».