rassegna stampa

De Rossi: «L’estetica? Preferisco vincere»

<> on June 20, 2016 in Montpellier, France.

«Gli esteti si specchiano nella Spagna, ma poi bisogna vincere. Il Leicester sarebbe dimenticato se avesse perso la Premier»

Redazione

Leader in Nazionale e cittadino romano doc: «Da un sindaco donna non mi aspetto niente di diverso che da un uomo. La novità è un movimento nato da 3-4 anni. Ora faccio il tifo per la Raggi come avrei fatto per il sindaco di qualsiasi schieramento: questo non è un torneo, qui si gioca tutti per Roma». Così Daniele De Rossi, meglio che con un gol, spiega il bel momento che sta vivendo in Francia: tornato al centro della Nazionale, la condizione fisica recuperata, un ruolo fondamentale negli equilibri della difesa «più forte del mondo», un figlio a fine agosto, una serenità a lungo mancata, scrive Fabio Licari su "La Gazzetta dello Sport".

Queste alcune delle risposte date dal numero 16 in conferenza stampa da Casa Azzurri:

Dopo una stagione non esaltante, questo bel momento in Nazionale: c’è una spiegazione psicologica, fisica o cosa?

«Lo dite voi che passeggiavo in campo, la mia stagione è stata positiva: non giocavo per gli infortuni, ma questo si dimentica. Ho fatto buone partite, ma quando si vinceva senza di me si diceva: “è fatta, ce lo siamo tolti di torno”…».

Il suo rapporto con Roma?

«Ottimo. Ho imparato a non guardare troppo alle critiche. A Roma chi dà certi giudizi spesso non sa di cosa parla, non distingue un pallone da una noce di cocco. So che queste parole non mi aiuteranno, ma non ho mai cercato di vendermi dietro le quinte. Adani ha detto: pensateci due volte, prima di dare giudizi su un giocatore, ci sono ore di sacrifici dietro. Se mai un giorno dovessi fare questo lavoro, me ne ricorderei sempre».

Le spiace che si dica che è una Nazionale con poco talento?

«Non abbiamo individualità che “rubano l’occhio”, Hazard, Ibra, ma altre qualità sì: compattezza, gruppo, ricambi all’altezza. Magari certe squadre hanno fenomeni ma poi c’è un divario con chi subentra. All’inizio è stato meglio non avere le luci addosso. Ora però abbiamo svelato le nostre carte».

Non è che la stella è il c.t.?

«Se parli di Conte rischi di passare per ruffiano. Ma per noi è equilibrio e organizzazione: più importante di chi fa grandi giocate. Mi avrebbe sorpreso se fosse rimasto a lungo: è un animale da campo. Si vedono i risultati di Coverciano, nei secondi tempi corriamo molto, abbiamo aggressività e resistenza».

Quello italiano sarà uno stile come quello spagnolo o tedesco?

«Gli esteti si specchiano nella Spagna, ma poi bisogna vincere. Il Leicester sarebbe dimenticato se avesse perso la Premier».