L’uso della prospettiva costruisce ogni immagine, chiarisce anche la provocazione: «Chinaglia ci fece il gesto dell’ombrello sotto la Sud – ricorda Laura Cherubini –, poi ci fu una carica, ma per la Roma si sopporta». La critica d’arte è apprezzata, la professoressa all’Accademia di Brera temuta, ma la tifosa ha una storia ancora più lunga da raccontare: «Mio padre Giulio, rugbista con 4 scudetti alla Rugby Roma, era molto laziale, un suo amico romanista per fargli dispetto mi portò con le figlie allo stadio: avevo 8 anni, quel Roma-Toro 4-0 fu illuminazione artistica». A 14 anni, i primi salti in curva, «sempre dietro a Dante», capoultrà che per carisma non superava l’amico di infanzia: «Se penso ad Agostino vedo arte, talento e plasticità. Con Di Bartolomei sono cresciuta, ci vedevamo a mare vicino ad Anzio e nella squadretta della zona c’era pure Bruno Giordano. Battevamo tutti, solo contro il Nettuno di Bruno Conti era dura». Altra missione in gioventù, convincere il compagno di banco a cambiare avanguardia: «Ero a scuola con Walter Veltroni, strana forma di romano juventino: per convertirlo gli regalavo bigliettini giallo-rossi, ma non ci sono riuscita».
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“De Rossi è geometrico come le linee di Balla”
Juventus-Roma vista dalla professoressa all’Accademia di Brera: "L’istinto di Gervinho ricorda tanto Boccioni"
Lo spiritoNiente per la Cherubini è stato come la Roma di Liedholm, neanche Totti supera il divino Falcao, ma ieri e oggi il calcio è cultura, epos come solo in certe tele: «L’unico rito collettivo, il più imprevedibile tra gli sport. Tra l’altro, il caso è il nume tutelare degli artisti contemporanei». Gente creativa come Garcia, capace di un capolavoro dalle ceneri: «Crede ciecamente nel suo gioco, a Manchester ne abbiamo avuto prova. Ricorda Gino De Dominicis e la sua fede totale nella creazione». E poi quel gioco verticale, che unisce trame del passato ed altezze del presente: «Ci muoviamo in gruppo, come nelle avanguardie. Una squadra futurista, dinamica, frenetica. E c’è anche del barocco, la più romana delle poetiche. Prendete le fontane della città, cambiano come le formazioni di Garcia». Quando conta, però, il pennello in campo lo porta sempre quel tale, «Totti come Mario Schifano ovvero genio nazionalpopolare amato da tutti», assieme al fedele scudiero, «De Rossi geometrico su linee di passaggio astratte come Balla». Quel bolide di Gervinho, «istinto e velocità che fa tanto Boccioni», rischia di terremotare la partita di oggi, a cui assisterà anche il presidente a stelle e strisce: «James Pallotta mi ricorda Mimmo Rotella, celebre per i suoi strappi – continua la Cherubini –. Non tutti lo sanno, è pure l’ispirazione per Un americano a Roma di Sordi». E da Dante (inteso come ultrà) allo Juve Stadium, nel lungo viaggio giallorosso il critico ha conservato una semplice regola d’arte: «Solo con lo spirito di Ago si vince, sempre e comunque».
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