C’è la firma di Antonio Conte sul nuovo memoriale inviato al pm Roberto di Martino, titolare dell’inchiesta sul calcioscommesse. Il c.t. ha preso (in senso metaforico) carta e penna per spiegare la sua verità sulle contestazioni mosse dalla Procura di Cremona. L’ex tecnico della Juve è indagato per frode sportiva: due gare nel mirino, entrambe legate al periodo nel quale sedeva sulla panchina del Siena. Secondo gli inquirenti i match del 2011 di Novara (2-2) e a Bergamo con l’AlbinoLeffe (1-0) furono combinati anche per favorire scommesse illegali. E per la Procura Conte avrebbe partecipato al reato.
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Conte scrive al pm: «Non ho mai saputo di gare combinate»
il tecnico ribadisce la totale estraneità ai fatti contestati, ma anche la totale fiducia nella magistratura e si dice sicuro di una archiviazione della sua posizione
LA DIFESA - Gli avvocati della Federcalcio (in particolare Francesco Arata) nelle ultime settimane avevano preso contatti con il pm nel tentativo di evitare un possibile rinvio a giudizio. Proprio per questa ragione i legali avevano depositato un memoriale nel quale si respingevano in punta di diritto le accuse a Conte. In particolare si faceva notare come l’eventuale conoscenza della combine (da provare, comunque) per la gara di Bergamo da parte del c.t., come hanno raccontato al pm il pentito Filippo Carobbio e il portiere Ferdinando Coppola, sarebbe avvenuta a cose fatte con Conte che avrebbe «subito» la decisione dei giocatori. In sostanza nessun reato penale, ma al massimo un’omessa denuncia, già pagata dal tecnico in sede sportiva con una squalifica di 4 mesi. Gli avvocati avevano anche chiesto un interrogatorio a Cremona: Conte avrebbe così potuto spiegare direttamente i fatti. Ma negli ultimi giorni qualcosa è cambiato.
RUMORE MEDIATICO - La Procura per l’arrivo di Conte aveva indicato agli avvocati due possibili date entro aprile, ma il percorso al momento si è arenato. Forse la Figc pensava a un luogo diverso da Cremona per evitare la ressa dei giornalisti e l’esposizione mediatica (anche all’estero) causata da un interrogatorio del c.t. italiano. In ogni caso sarebbe stato difficile tenere coperta la notizia. Ecco perché lo stesso Conte ha rotto gli indugi e per superare l’ impasse ha scritto al pm.
«SONO INNOCENTE» - Nel memoriale il tecnico ribadisce la totale estraneità ai fatti contestati: sottolinea di non essere mai stato informato dai suoi giocatori di un accordo preso con gli avversari (accordo che è stato confermato al pm anche dai giocatori dell’AlbinoLeffe che hanno incontrato i colleghi del Siena, alla vigilia del match, fuori dall’albergo dove erano in ritiro) e solo dopo l’avvio dell’inchiesta si era reso conto di quello che era accaduto alle sue spalle. Conte ribadisce la totale fiducia nella magistratura e si dice sicuro di una archiviazione della sua posizione, ma se dovesse arrivare il rinvio a giudizio (tra fine maggio e inizio giugno) e il successivo accoglimento, chiede anche che il processo si faccia subito. Non è una richiesta canonica di rito abbreviato, ma il senso è quello. Di Martino valuterà con attenzione il materiale e poi deciderà: il risultato della «partita» di Conte non è definito in un senso o nell’altro.
TOCCA A DONI - Intanto prosegue il lavoro della Procura: entro maggio si tirerà un riga, poi ci saranno le richieste per circa 60 indagati (giocatori, dirigenti e tecnici). Oggi a Cremona ritorna Cristiano Doni: l’ex capitano dell’Atalanta sarà interrogato e dovrà spiegare la chat con Santoni nella quale si parla della gara di Crotone. Per gli inquirenti c’è stato un tentativo di combine: le parole di Doni hanno portato Stefano Colantuono e il d.s. Zamagna nel registro degli indagati. Ora dalle risposte di Doni dipende il loro futuro processuale e anche quello dell’Atalanta (a rischio deferimento sportivo).
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