rassegna stampa

Colantuono in bilico: il pm non cambia idea

Ieri è arrivato in Procura accompagnato dagli avvocati Marco e Michele De Luca: è rimasto dal pm circa 90 minuti

Redazione

Come se il tempo fosse tornato indietro: Stefano Colantuono«convoca» Cristiano Doni. E’ il sunto, molto ristretto, del giorno in Procura passato dall’ex allenatore dell’Atalanta. Una visita non di cortesia: Colantuono è indagato dal pm Roberto di Martino, titolare dell’inchiesta sul calcioscommesse. Il suo coinvolgimento è stato causato dalla chat tra l’ex capitano dei nerazzurri (arrestato nel dicembre 2011) e l’amicoportiere Nicola Santoni. Una conversazione nella quale Doni fa riferimento esplicito a un tentativo di combine per la gara di Crotone (finita 2-2). Un pareggio (Parigi, in gergo criptato) che secondo Doni volevano «allenatore e ds». Parole diventate pietre per il Cola e Gabriele Zamagna (indagato pure lui: sarà sentito nei prossimi giorni), all’epoca dei fatti direttore sportivo dei bergamaschi.

«FATTA CHIAREZZA» Ieri Colantuono è arrivato in Procura accompagnato dagli avvocati Marco e Michele De Luca: è rimasto dal pm circa 90 minuti. All’uscita era disteso: «Ora sono sereno, ma è stata dura. Quando ho saputo di essere indagato non ho chiuso occhio. Non esagero, ma credo di aver provato un dolore così solo per la morte di mio padre. Sono totalmente estraneo: credo di aver chiarito tutto. L’inchiesta ha influito sul mio esonero? La domanda va rivolta al club. Di sicuro ero in grado di salvare l’Atalanta». L’ottimismo del tecnico è confermato dagli avvocati: «Ci aspettiamo la richiesta di archiviazione. Il nostro assistito non è mai nominato direttamente da Doni e crediamo che sia lui a dover spiegare al pm i contorni della vicenda: può aver millantato oppure detto una cosa senza poi metterla in atto. O ancora si riferiva a un’altra persona. Abbiamo chiesto alla Procura d’interrogarlo: l’equivoco si chiarirà». Doni sarà chiamato a Cremona, ma non è scontata la sua deposizione. Di Martino ha voluto sapere dall’allenatore il «peso» di Doni all’interno dell’Atalanta e che tipo di rapporto aveva con la dirigenza. Nonostante le certezze dei difensori, comunque, l’idea del pm su Colantuono non si è spostata di molto. La chat (più una intercettazione) è ritenuta più che sufficiente per richiedere il rinvio a giudizio. Semmai, secondo fonti investigative, potrebbe essere l’eventuale dibattimento a chiarire le posizioni.

CONTE E GLI ALTRI Intanto la Procura prosegue nel lavoro che dovrebbe portare alle prime richieste di processo entro maggio. Tra coloro che sono a rischio c’è anche il c.t. Antonio Conte. Nei giorni scorsi gli avvocati Figc (Arata e Galavotti) hanno avuto un colloquio con di Martino. La speranza di Conte e Federcalcio è un’archiviazione (chiesta per 23 indagati, tra cui Criscito, Kaladze e Vieri) anche perché il portiere Coppola potrebbe ritrattare la dichiarazione al pm sulla presunta combine di AlbinoLeffe-Siena («Conte, saputo dell’accordo preso con gli avversari, ci lasciò libertà di azione»): ha chiesto di essere risentito. Ma il discorso fatto per Colantuono vale anche per Conte: la Procura è convinta di avere materiale a sufficienza (oltre a Coppola ci sono le accuse del pentito Carobbio) per chiedere il rinvio a giudizio dell’ex tecnico Juve. A proposito d’interrogatori: ascoltato per l’ennesima volta Bruni (l’ex commercialista di Signori). Avrebbe dato diversi spunti utili, compresi quelli sui presunti rapporti tra il Civ (Francesco Bazzani, arrestato nel dicembre 2013) e la Lazio più alcuni tentativi spericolati di combine da parte di Semeraro, ex patron del Lecce. Bruni avrebbe fatto un nome nuovo, coinvolto e arrestato in un’altra inchiesta. Nelle prossime settimane saranno interrogati tra gli altri Iacopino, Tamburini e Bianco.