Il veleno è nella coda, segno che qualche sasso nella scarpa gli è rimasto. «Arriverò a fine contratto — giura — piaccia o no a qualcuno». Sospesa tra la promessa e la minaccia, la frase di Antonio Conte mette la parola fine a «un tormentone — lo definisce così — durato anche troppo. Mi ritrovo a parlare di una situazione abbastanza singolare, ribadisco che sono contento di aver iniziato un percorso con la Nazionale. È un percorso che prevede di arrivare fino all’Europeo 2016 con la speranza di fare bene ». Buon per la maglia azzurra che l’amarezza dei giorni scorsi per l’ostruzionismo dei club di A e per la debolezza, almeno così la percepiva, del presidente federale, sia stata derubricata a insofferenza per il clamore mediatico suscitato dai suoi mal di pancia. «Cosa doveva succedere oggi? Niente. Cerchiamo di lavorare uniti sapendo che ci saranno e ci sono delle grandi difficoltà, c’è però da parte di tutti un grandissimo entusiasmo e la voglia di fare qualcosa, magari, di inaspettato».
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C.t.-Figc, si va avanti: ”Antonio, fidati di noi”
Dopo un lungo colloquio con Tavecchio e Lotito, il ct della nazionale Antonio Conte decide di restare alla guida degli azzurri fino alla fine del suo contratto.
«AIUTIAMOCI» Così parlò il c.t. azzurro dopo un’ora e mezza abbondante di colloquio con Tavecchio e Lotito. Un confronto, giura uno dei partecipanti, «sereno e sincero». In cui gli echi dell’inchiesta di Cremona — rilanciati dall’ex presidente Abete e dal numero uno del Coni Malagò, concordi nel dire che «Conte ha già pagato» — sono stati tenuti opportunamente fuori dalla porta. Ognuno ha fatto la sua parte: il presidente federale ha garantito al c.t. che non sarà lasciato solo, anzi «ci impegneremo perché tu possa lavorare sempre nelle migliori condizioni possibili»; Conte ha promesso che in futuro si fiderà della federazione più di quanto (non) abbia fatto nell’ultima settimana, evitando di trasferire all’esterno i suoi mal di pancia; Lotito ha messo sul tavolo una maggiore disponibilità della Lega di A, o almeno ci penserà lui a sensibilizzare i colleghi. E alla fine Conte si è convinto che la «mezza sconfitta» di venerdì scorso in Lega presto o tardi si rivelerà una «mezza vittoria ». «Il problema è uno solo — ha spiegato Tavecchio —: abbiamo chiesto alla Lega delle garanzie, alcune già ci sono state date (la Serie A 2015-16 terminerà il 15 maggio, ndr), altre sono in procinto di essere accolte (anche la finale di Coppa Italia entro quella data, ndr). Non l’abbiamo fatto nell’interesse di Conte, ma della Nazionale».
«RADDOPPIA» E, ovviamente, della tenuta politica dello stesso Tavecchio. Che già deve misurarsi, non senza imbarazzi, con il possibile ribaltone della Lega Pro (che rappresenta il 17% del suo bacino elettorale) e con una situazione nella Lega di A che potrebbe tornare improvvisamente fluida (oltre che con le punzecchiature di Malagò). Ecco perché, fosse per lui, con Conte raddoppierebbe subito. «Con Antonio — dice — voglio rinnovare il contratto, non annullarlo. Quando scadrà, il nostro obiettivo sarà quello di proseguire la collaborazione. Il capitale investito su di lui è un atto di fede e speranza nei confronti di una persona che riteniamo all’altezza, è il nostro condottiero. Tutto il resto è nebbia ». O noia, la sostanza non cambia. Come la necessità, per ora, di fare qualche sacrificio. «In questo contesto — aggiunge Tavecchio — Conte dovrà fare di necessità virtù: quando si arriverà alla riforma dei campionati, dove si giocherà meno e spero con 18 squadre in A, si potrà fare un programma per assistere al meglio la Nazionale».
SI PARTE Per oggi, Conte deve farsi bastare quello che ha. Un contratto ricchissimo, una partita aperta con le società, una qualificazione ben avviata all’Europeo del prossimo anno. Vedremo se davvero basteranno a fargli passare la voglia di tornare ad allenare ogni giorno. Intanto, Conte ha scelto il modo migliore per lasciarsi alle spalle il tormentone di questi giorni: stamattina partirà con il team manager Oriali e il segretario Vladovich per Saint-Étienne, una delle possibili sedi del ritiro azzurro a Euro 2016. In fondo, un anno non è un secolo.
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