Per lui siamo ai titoli di coda. Julio Cesar ha gli occhi rossi e lo sguardo di chi non riesce a svegliarsi da un incubo. Il suo viaggio con la Seleçao finisce con una ferita che sarà impossibile da rimarginare. Capitan America scivola in zona mista. È talmente triste che ha neppure la forza di scappare. «Le sconfitte – spiega –, anche quelle più clamorose, regalano insegnamenti. La Germania era più forte, sta lavorando da anni a questa Coppa, ha costruito un progetto formidabile. E noi?». La domanda resta appesa nel vuoto. Non è un attacco al sistema. Julio sta solo pensando ad alta voce. «L’infortunio di Neymar ci ha tolto forza. Lui è uno “diverso”, è un craque . Trasmette positività in ogni suo gesto. Dopo il 2-0 dei tedeschi si è spenta la luce. Non avevamo più né testa né gambe. Mi dispiace perché questo 7-1 darà tanta tristezza al nostro popolo. Ci sentiamo colpevoli».
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Brasile, Julio Cesar «Traditi dal troppo cuore. È una lezione dolorosa»
Il portiere cerca di analizzare i motivi che hanno portato alla disfatta della seleçao proprio durante il Mondiale casalingo.
EQUILIBRIO? Come reagirà il Brasile a questa disfatta? Il Mondiale doveva regalare un’ulteriore spinta a un Paese che sta crescendo in fretta. Capitan America allarga le braccia. «Non lo so. Spero con equilibrio. Prima di venire in zona mista ho abbracciato uno per uno i miei compagni. Ci sono otto-nove giovani che impareranno tanto da questa dolorosa lezione. Questa Seleçao fra quattro anni può vincere la Coppa in Russia. Ma capisco che sono parole che oggi non rincuorano nessuno. Cento milioni di persone credevano nella nostra impresa. Ci hanno accompagnato con un entusiasmo cieco. Abbiamo subito questa sconfitta incredibile perché non volevamo tradire la loro fiducia. Per questo motivo invece di avere pazienza dopo il primo gol di Muller abbiamo cominciato a giocare senza equilibrio. Troppo cuore».
VACANZE Ora staccherà la spina per qualche giorno. Con la Seleçao ha chiuso ma stavolta non cadrà in una crisi depressiva come successe quattro anni fa dopo il suo erroraccio contro l’Olanda. Julio è stato uno dei pochi a salvarsi nella nazionale di Felipao. «Ma avrei preferito perdere per 1-0 con una mia papera piuttosto che uscire dal campo umiliati». Non vuole cominciare a pensare subito al suo futuro. Perché, comunque, ci sarà un «futuro». Gli piacerebbe chiudere la carriera in Brasile a patto di avere un’offerta importante. Non gli piace vivere di ricordi, ha ancora fame di vittorie. Altrimenti tornerà a guardare all’Europa. Il Benfica lo segue da tempo e l’Italia è una storia che non si è mai chiusa. Lo ritroveremo tra i pali. Questo è sicuro.
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