E ora proviamo pure a credere che il destino non si diverta a disegnare traiettorie beffarde. Alcides Ghiggia se n’è andato ieri sera, nel 65° anniversario del giorno che lo ha consegnato alla storia. E’ stato il protagonista assoluto del Maracanazo, il dramma sportivo vissuto dal Brasile il 16 luglio 1950: partita decisiva del Mondiale ospitato in casa, due risultati su tre a disposizione per alzare la Coppa. Fino al 65’ il Brasile era in vantaggio: 1-0 con gol di Friaça. E’ allora che il capitano dell’Uruguay Obdulio Varela – reso immortale dal ritratto che ne fece Soriano – impiegò tre minuti per riportare la palla a metà campo: il delirio del Maracanà si trasformò prima in sorpresa, poi in dubbio, infine in panico. Al 66’ l’imponderabile, col pareggio di Schiaffino. E poi, al 79’, la sorpresa più grande nella storia del calcio. Dal piede di Ghiggia partì una parabola beffarda come la coincidenza dell’anniversario: sembrava un cross, finì per insaccarsi alle spalle del povero Barbosa, il portiere brasiliano al quale non bastò una vita per liberarsi del miracolo di Alcides.
rassegna stampa
Addio Ghiggia. Eroe (con gol) dello storico Maracanazo
Otto stagioni alla Roma, della quale divenne anche capitano. Miglior risultato la Coppa delle Fiere 1960-61 e il secondo posto in campionato nel 1954-55
GARRA - Ghiggia era un’aletta destra tecnica e scattante, cresciuta nel Peñarol. Atleta fra i migliori della scuola uruguayana, garra e tecnica al servizio di una delle nazionali più vincenti di sempre. Lo scherzo del Maracanà gli valse fama planetaria, e nel 1954 allora Ghiggia attraversò l’Atlantico per sbarcare in Italia. Otto stagioni alla Roma, della quale divenne anche capitano. Miglior risultato la Coppa delle Fiere 1960-61 e il secondo posto in campionato nel 1954-55. Andò ancora meglio nella breve esperienza al Milan, col quale vinse lo scudetto nel 1961-62. Ghiggia conquistò pubblico e critica, finendo per meritare la cittadinanza italiana e la convocazione in nazionale in qualità di oriundo. In azzurro trovò l’altro giustiziere del Maracanazo, il mitico Schiaffino. Non andò bene come ai tempi d’oro, decisamente: il Mondiale del 1958 resta l’unico in cui l’Italia mancò la qualificazione. Malgrado le difficoltà — e le critiche per la scelta di puntare sugli oriundi — Ghiggia era solito ricordare come l’onore più grande l’aver rappresentato anche un Paese diverso dal suo. Dopo lo scudetto milanista, rientrò in patria per cinque stagioni al Danubio. «Solo tre persone sono riuscite a far piangere il Maracanà — era solito ricordare Alcides —: Frank Sinatra, il Papa e io». Ora che se n’è andato, possiamo riconoscere senza problemi che le visite di Sinatra e del Papa non hanno lasciato neanche lontanamente la stessa traccia nella memoria collettiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA