rassegna stampa

Un altro accoltellato. È guerra annunciata tra i gruppi di ultrà

Un altro accoltellato, un altro romanista che sarebbe stato «punito» dai napoletani per l’omicidio di Ciro Esposito

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Un altro accoltellato, un altro romanista che sarebbe stato «punito» dai napoletani per l’omicidio di Ciro Esposito, un nuovo inquietante segnale di una guerra che verrà. Sia che l’accoltellamento di Rodol­fo Pianigiani — 36enne roma­no e romanista con precedenti penali — sia ascrivibile al mon­do ultrà (quelli del Napoli han­ no fatto sapere che non li ri­guarda), sia che si tratti di de­linquenza comune.

Ieri la Digos di Napoli non aveva an­cora elementi per catalogare questa ennesima vicenda di violenza, eppure nei due ri­spettivi «eserciti», già si affila­vano le armi per la stagione. Come per l’ac­coltellamento del 5 luglio di Federico Sartucci — per cui si segue anche la pista politica, dato che il ragazzo è collegato a Casa Pound —, la Digos di Napoli non può confermare che il ferimento di Pianigiani, colpito alla coscia appena arri­vato con un amico alla stazione Garibaldi, sia una vicenda da stadio, né escluderlo però. Il 35enne romanista — che però giura di non frequentare l’Olimpico — non ha sporto de­nuncia, elemento che insospet­tisce le forze dell’ordine, e a chi l’ha soccorso e accompagnato all’ospedale di Loreto mare, dove è stato medicato e giudicato guaribile in 5 giorni, ha raccontato di essere stato col­pito mentre parlava con un gruppo di quattro o cinque ra­gazzi che, sempre stando alla sua ricostruzione, gli avevano appena chiesto quale fosse la sua provenienza e la sua squa­dra del cuore. Dichiarata la fe­de giallorossa, gli sarebbe stata inferta la coltellata, accompa­gnata dalla spiegazione del movente: «Questa è per Ciro, romano di merda». Un accosta­mento che la signora Antonella Leardi, che ieri ha declinato l’invito del Club Campania Giallorossa a vedere una parti­ta all’Olimpico, rigetta: «Non ne posso più di vedere il nome di mio figlio accostato a questi episodi di delinquenza, ribadi­sco che voglio solo giustizia, non vendetta».

E però le forze del­l’ordine sanno che da giorni le curve romaniste e napoletane studiano strategie inquietanti, possibili incroci con gli avver­sari sulla rete autostradale, in­cursioni in partite altrui, ri­chieste di appoggio alle tifoserie gemellate. Pericoli che pre­occupano in primis la Roma, da giorni in contatto con le au­torità alla ricerca di contromi­sure valide. Il ferimento di Ci­ro, la sua morte dopo cinquan­ta giorni di agonia, il tempo che ci vorrà per rendergli giu­stizia, il comunicato di soste­gno a De Santis dei romanisti, infine le presunte vendette na­poletane: tutti questi fatti an­nunciano per le gare della nuo­va stagione — forse già l’ami­chevole di venerdì della Roma a Rieti — un unico, grande pro­blema di ordine pubblico. Che giustifica la tentazione che in queste ore circola al Viminale: vietare tutte le trasferte.