rassegna stampa

Due accoltellati: derby, horror già visto

In una rissa nei pressi di piazza Mancini, intorno alle 16, da un gruppetto di ultrà laziali spunta il solito coltello: ne fanno le spese due romanisti

Redazione

Prima che il derby diventi un momento di Grande Bellezza (copyright Totti), nei dintorni dello stadio Olimpico si vivono i soliti momenti di grande bruttezza. La paura. La violenza. La volgarità. Un intero quartiere, il Flaminio, scippato ai suoi abitanti, sigillato dai blindati delle forze dell’ordine e consegnato alle scorrerie dei barbari, mentre a pochi metri di distanza, in tutto il quadrante Nord della città, il traffico andava regolarmente in tilt, con scene tragicomiche (auto parcheggiate sulla Tangenziale, strada teoricamente a scorrimento veloce). Niente di nuovo da registrare, purtroppo, nemmeno quando in una rissa nei pressi di piazza Mancini, intorno alle 16, da un gruppetto di ultrà laziali spunta il solito coltello: ne fanno le spese due romanisti, uno vittima di una lieve ferita da taglio (con prognosi di 6 giorni), l’altro destinatario di una coltellata tra il torace e l’addome. Entrambi trasportati al Policlinico Gemelli in codice rosso, per qualche minuto uno dei due – Massimiliano Ceci, 38 anni – fa temere il peggio, poi viene dichiarato «non in condizioni critiche», ma trattenuto per una notte in osservazione.

PRIMA - Fortunatamente, l’episodio resta il picco di un pomeriggio che non risparmia, però, altri momenti di tensione. Prima della partita, un migliaio di romanisti tenta di forzare il cordone di polizia per rispondere alle provocazioni degli ultrà laziali, tra i quali, tutti ben riconoscibili, spiccano una cinquantina di incappucciati polacchi, hooligans del Wisla Cracovia convocati dagli Irriducibili per dare man forte in caso di scontri. Arginati gli uni e gli altri dalle forze dell’ordine, ricorse pure all’uso di idranti, agli estremisti polacchi non resterà che sfoggiare, anche più tardi in curva Nord, ripetuti saluti fascisti. Sgradevoli, ma innocui, segno che il piano sicurezza messo in campo da Questura e Prefettura ha funzionato, riducendo al minimo la portata dei danni. Due fermati e un olandese tifoso della Roma, arrestato: per lancio di oggetti contro gli agenti. Le autorità speravano di bissare il successo della finale di Coppa Italia: non ci fossero stati i due accoltellati, ci sarebbero riuscite. Ha avuto successo anche il lavoro di bonifica: prima della gara, infatti, nei dintorni dello stadio sono stati rinvenuti un casco, una catena, un estintore, un coltello da cucina, due roncole, un cric e un trolley pieno di barattoli di alluminio.

DURANTE - Un tifoso della Roma di 59 anni è stato colpito da infarto in curva nei minuti finali del primo tempo: portato prima in infermeria poi al Gemelli, è stato sottoposto ad angioplastica coronarica. La Grande Volgarità non ha risparmiato nemmeno questo derby. Prima che segnasse il gol della vittoria, la curva Nord ha rivolto sonori buu a Yanga-Mbiwa, mentre la rapida sequenza di gol ha surriscaldato gli animi perfino nella Monte Mario, dove è comparso un gruppo di ultrà romanisti (noti frequentatori della curva Sud), che ha tentato di scavalcare le barriere per aggredire dei tifosi della Lazio.

DOPO - Nella pancia dello stadio, un gruppetto di romanisti ha individuato l’auto del laziale Djordjevic: bersagliata di colpi sulla carrozzeria la vettura, di insulti razzisti il centravanti. Mentre il deflusso degli ultrà procedeva nello stesso stato di tensione del pre-gara: 200 tifosi della Lazio respinti con l’idrante verso Ponte Milvio, altrettanti romanisti ricacciati verso il Ponte della Musica, le forze dell’ordine bersaglio di oggetti di ogni tipo. Volevano concludere il lunedì in modo «onorevole». Sarà per la prossima volta, purtroppo.