rassegna stampa

500 volte De Rossi: gol, soldi e passioni. La Roma dolce e dura dell’ultimo re

Sabato contro l’Empoli Daniele taglierà il traguardo delle 500 partite con la maglia della Roma

Redazione

Non chiamatelo più Capitan Futuro, scrive oggi Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Daniele De Rossi ha oltre un centinaio di partite con la fascia al braccio come «supplente» di Francesco Totti e sabato contro l’Empoli taglierà il traguardo delle 500 partite con la maglia della Roma.

Tutto cominciò quel 30 ottobre del 2001 quando Fabio Capello ringhiò ai suoi assistenti: «Giocherà quel ragazzino biondo». Daniele aveva 18 anni e stava per masticare un esordio inconsueto: non in una partita di Coppa Italia, neppure in campionato, ma direttamente in Champions League, contro l’Anderlecht.

De Rossi ha cambiato allenatori, compagni, ruoli, gusti e persino grandi amori, ma la sua cavalcata, lunga finora 13 anni, 11 mesi e 24 giorni, riteniamo sia stata emotivamente palpitante, affatto banale.

Oltre ad Ostia, una cui immagine ha anche tatuato sulla pelle, è giusto dare il primo posto a papà Alberto, mamma Michela e alla sorella Ludovica.

Poi ha fatto irruzione nella sua vita la (ormai ex) moglie Tamara Pisnoli, con cui ha avuto la prima figlia Gaia. Dopo la separazione, è arrivato il tempo di Sarah Felberbaum, che gli ha dato la seconda figlia, Olivia. L’attrice, di origine inglese, del suo compagno dice: «È la mia anima gemella. Mi riempie la vita, mi fa ridere, mi tranquillizza. Non potrei desiderare di più».

Le gioie più grandi finora Daniele le ha raccolte in azzurro. Una Coppa del Mondo, un titolo europeo Under 21, un 2° posto all’Europeo «dei grandi», due terzi posti tra Olimpiade e Confederations Cup. Ma la Roma – per cui è stato attaccante da ragazzo, centrocampista al top e adesso anche difensore – è stata sempre la prima squadra per lui e così le due vittorie in Coppa Italia e le due Supercoppe Italiane in bacheca rappresentano per lui momenti altissimi. Che manchi uno scudetto pare una banalità. Ma almeno Daniele è accompagnato da una certezza: «Un tricolore vinto a Roma ne vale 10 vinti altrove». E allora si attendono sviluppi.