rassegna stampa

Spalletti: “Mancanza di cattiveria”

Il tecnico dei giallorossi, amareggiato per il pareggio del Castellani, dichiara: "Bisognava essere più cattivi, non basta essere belli per vincere le partite"

Redazione

La Roma spreca una clamorosa occasione per mantenere il passo della Juve e lascia due punti per strada, ancora una volta in Toscana. Dopo la sconfitta con la Fiorentina arriva il pareggio con l'Empoli, al termine di 90' in cui Skorupski fa il fenomeno e la squadra di Spalletti non riesce a sfruttare le sue qualità, complice anche un terreno di gioco tutt'altro che regolare. «Ci abbiamo messo del nostro, - ha dichiarato al termine della partita il tecnico giallorosso - al di là della bravura di Skorupski, bravo portiere e ottimo professionista. Bisognava essere più rapaci, cattivi, concretizzare meglio». Il merito, però, va anche agli avversari, che hanno resistito ai colpi frenetici della Roma «L’Empoli, tatticamente, è stata ineccepibile, e il terreno non ci ha aiutati, non riuscivamo a stare in piedi. Le giocate in velocità non ci erano permesse. Non basta essere belli, per vincere certe partite occorre diventare bellissimi. Ma può capitare una volta: se ricapita e non si vince, gli altri scappano. Bisogna stare attenti e non mollare».

Il gioco giallorosso non è sembrato spumeggiante come nelle ultime partite, l'attacco faticava a costruire azioni pericoloso e sembrava scollegato dagli altri reparti. E' mancata quella lucidità necessaria alle squadra che combattono per il vertice della classifica. Una grande occasione sprecata. «Noi abbiamo cercato di fare la partita e di vincerla, quando poi ci sono capitate delle palle per tirare in porta, o abbiamo sbagliato l’ultimo passaggio o abbiamo tirato male. Abbiamo vinto partite molto più difficili di questa, stavolta è andata male». Spalletti spiega anche perché la scelta a centrocampo è ricaduta sull'ex di giornata, Leo Paredes«E’ un giocatore forte e per questo lo faccio giocare, mentre Strootman non era in condizione, così come Peres. Perotti? Ecco, forse dovevo farlo entrare prima».

(A.Angeloni)