(Il Romanista - M.Izzi) L’Udinese aveva masticato non un secolo di solitudine, ma quasi una sessantina d’anni di “lacrime e sangue” spese nei piccoli palcoscenici delle divisioni minori, quando alla vigilia di capodanno del 1951 affrontò per la prima volta la Roma in una gara di serie A.
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Quel poker ai bianconeri tra i pochi sorrisi del ’51
(Il Romanista – M.Izzi) L’Udinese aveva masticato non un secolo di solitudine, ma quasi una sessantina d’anni di “lacrime e sangue” spese nei piccoli palcoscenici delle divisioni minori, quando alla vigilia di capodanno del 1951...
Il momento di massimo splendore dei bianconeri coincide guarda caso con l’abisso tecnico dell’intera storia romanista. Una squadra disegnata ad inizio stagione per vivere un campionato tranquillo, e gettare i semi per un futuro in ascesa, vive un momento drammatico. Il vecchio Baloncieri si è affidato ad un modulo ormai sorpassato, quello del sistema puro, che espone la squadra a figure mortificanti. Il trio svedese, ingaggiato sull’onda della vittoria olimpica della nazionale nordica del 1948, paga uno scotto altissimo per l’ambientamento. Nordhal, Andersson e Sundqvist sono bravissimi ragazzi (...), ma gli manca quella cattiveria agonistica necessaria a far bene in un torneo duro come quello italiano. Il match contro i friulani, subito dopo l’esonero di Mister Baloncieri, vedeva il debutto in panchina del vecchio Serantoni. Il “Torello”, indimenticata bandiera degli anni di Testaccio, nonché Campione del Mondo del 1938, ha però, dalla sua parte solo la leggenda.
Si cala nei panni del sergente di ferro, ma non riuscirà a dare un’autentica sterzata alla squadra. E’ uno dei tanti rimpianti di un’annata maledetta, perché in quel momento, in lizza per rilevare la guida della prima squadra, c’era anche un certo Guido Masetti (...), uomo che con tutta probabilità sarebbe riuscito a tirare fuori dai guai il malridotto vascello capitanato da Maestrelli. Insomma le premesse al fischio d’inizio di quel Roma–Udinese erano tutt’altro che confortanti. Ci rimanda tutta l’atmosfera di quei momenti una foto pubblicata dal Calcio Illustrato. L’immagine mostra Vincenzo Biancone, leggendario DS della Lupa, intento a confabulare con Serantoni. I due sono imbacuccati in goffi impermeabili e caracollano a stento nel mare di fango che si è impossessato del terreno di gioco. Piove sullo Stadio Nazionale insomma, esattamente come diluviava sulla Roma. Eppure il match proporrà tutta un’altra storia e per 90’ i padroni di casa riusciranno ad esprimere tutto il proprio potenziale. Non che l’Udinese non abbia le proprie individualità, a partire dal talentuoso Soerensen e dalla veloce mezzala Perissinotto.
E’ soprattutto quest’ultimo con il suo moto perenne a lasciare un buon ricordo nei dirigenti giallorossi che a fine anno si ricorderanno di lui trasformandolo nella prima pietra della rifondazione romanista. Al pronti partenza via, però, non c’è Perissinotto che tenga e dopo 9’ Brandolin, estremo difensore degli ospiti (...), ha già raccattato due palloni dal fondo della rete. Al fischio finale del signor Carpani, si conteranno a referto altre due reti della Roma (siglate da Bacci e Andersson), a suggello del 4-1 finale. Anche il match di ritorno, nonostante la vittoria bianconera per 1-0, vide un tiro al bersaglio da parte della Roma, capace di colpire una traversa con Spartano, divorarsi un calcio di rigore con Nordhal e costruire almeno altre quattro occasioni da gol, incredibilmente sciupate.
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