Un'occasione per offrire ai calciatori che hanno appeso gli scarpini al chiodo delle opportunità di lavoro per una seconda carriera. Perchè smettere di giocare a 35 anni e non avere ancora un titolo per accedere al mondo del lavoro è - fatte le debite distanze - un pò come essere
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Per i Calciatori a fine carriera l'AIC con E- Campus crea corsi di Laurea
Un’occasione per offrire ai calciatori che hanno appeso gli scarpini al chiodo delle opportunità di lavoro per una seconda carriera. Perchè smettere di giocare a 35 anni e non avere ancora un titolo per accedere al mondo del lavoro è...
degli 'esodatì del calcio. E in loro soccorso arrivano l'Assocalciatori ed E-campus, con una convenzione per tutti i tesserati del sindacato che consentirà loro di conseguire una laurea on-line, se vogliono costruirsi il dopo. La nuova iniziativa si aggiunge a quella varata lo scorso anno. Dopo il successo della prima edizione (con 30 tesserati iscritti), prosegue con un nuovo ciclo di lezioni il progetto ideato e realizzato dall'Aic con il patrocinio della Figc e delle tre leghe professionistiche. Il corso formativo s'intitola 'Aic - Ancora in carrierà, come nella prima edizione, e ha come obiettivo lo sviluppo delle competenze manageriali dei calciatori a fine carriera, nell'ottica di garantire loro le maggiori possibilità di riqualificazione professionale oltre lo sport: un'occasione per acquisire un nuovo ruolo di professionista, più che uno status di ex calciatore. Ma la novità di quest'anno è la convenzione con E-Campus. «Ci auguriamo di poter offrire ai nostri tesserati (non solo 3 mila professionisti ma anche 12 mila dilettanti ndr) importanti chance professionali dopo la conclusione della loro carriera - ha spiegato il presidente dell'Aic, Damiano Tommasi, nel corso della presentazione dell'accordo di collaborazione tra il sindaco calciatori e l'ateneo che offre corsi on line - Purtroppo, per fare la nostra professione, spesso, si abbandonano gli studi e si arriva a fine carriera senza altre competenze al di fuori di quelle legate al pallone. Il nostro obiettivo, ma direi anche il nostro compito, è proprio quello di dare loro degli strumenti, non solo per rendere meno traumatico l'addio al calcio, ma anche per permettergli di riciclarsi in altre professionalità». L'idea di un percorso formativo all'interno del centro tecnico di Coverciano, 'ancora in carrierà, era dedicato ai calciatori in procinto di «appendere le scarpe al chiodo» ed era nata in seguito ad una ricerca effettuata nel 2010 su 3 mila giocatori che segnalava una percentuale del 61,1% di non occupati al termine della carriera sportiva. Persone nel guado, insomma, non ancora fuori dal mondo del lavoro ma lontani dal palcoscenico cui erano abituati sin da bambini. Un recente focus di Studio Ghiretti, «2002-2012: due generazioni a confronto», ha approfondito il tema dell'occupazione dei calciatori di Serie A, sottolineando come su 625 giocatori di A nella stagione 2001-2002, il 49% è ancora in attività mentre il 51% non si dedica più al calcio giocato. «Non è semplice spiegare la dimensione del calciatore - ha aggiunto Tommasi - Tutti pensano che basta dare quattro calci al pallone per essere felici e sistemarsi a vita, ma non è così». Ecco perchè il sindacato calciatori ha deciso di schierarsi in prima linea, anche e soprattutto per tutti quei giocatori professionisti, la maggior parte, che non arrivano a guadagnare come i grandi 'top players'
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