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Lotito sospeso dalla Figc, ora è ufficiale. Furibondo, pronto alla battaglia legale

Claudio Lotito è stato sospeso ufficialmente. Ora è guerra totale con la Federcalcio.
Redazione

Claudio Lotito è stato sospeso ufficialmente. Ora è guerra totale con la Federcalcio.

Stesso destino anche per Della Valle, Mencucci e tutti gli altri dirigenti sportivi che ad inizio settimana sono stati condannati dal tribunale di Napoli nell’ambito del processo di Calciopoli. La comunicazione ufficiale da parte della Federcalcio è arrivata nella serata di ieri negli uffici del patron biancoceleste a Villa San Sebastiano. Un atto dovuto, sostengono da via Allegri, anche perché non si fa altro che attuare quanto scritto nell’articolo 22 bis delle Noif. Si attendeva solo il giorno, anche perché dovevano essere espletati alcuni passaggi tecnico-burocratici come una comunicazione da parte della Lega in Federcalcio. La certezza è che Claudio Lotito, ad oggi, è e resta proprietario della Lazio, ma essendo sospeso come presidente non potrà più esercitare come tale, almeno fino a quando non ci sarà una sentenza assolutoria. Da oggi, quindi, il patron laziale non potrà più partecipare a assemblee di Lega e alle riunioni in Federcalcio, in quanto decadrà come consigliere federale in rappresentanza della Lega. Non potrà avere potere di firma e non potrà condurre trattative di mercato. Il suo posto, come avvenne già in passato nel 2006, verrà preso da Marco Moschini, suo collaboratore da tempo e attualmente membro del Consiglio di Gestione. Claudio Lotito è furibondo e da ieri sera, assieme ai suoi legali, sta già studiando la strategia migliore per combattere quella che lui stesso ritiene un’ingiustizia. La difesa della Lazio, infatti, sostiene che, siccome Lotito è già stato sospeso dalla giustizia sportiva per lo stesso reato a dicembre del 2006, non può essere condannato due volte per lo stesso motivo. Il numero uno della Lazio è pronto ad andare davanti al Tar e in tutte le sedi opportune, perfino all’Alta Corte di Giustizia Europea. FONTE ilmessaggero.it/D.M.