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Lotito, addio alla Lazio nel 2012?

Nelle stanze della Federcalcio e delle tre leghe professionistiche, in questi giorni si parla di futuro.

Redazione

Nelle stanze della Federcalcio e delle tre leghe professionistiche, in questi giorni si parla di futuro.

La crisi economica galoppante, la fuga dagli stadi degli spettatori e la fuga dal mondo del calcio di imprenditori disposti ad investire, negli ultimi anni hanno portato ad una serie di fallimenti (più o meno pilotati) senza precedenti. Il sistema calcio concepito negli ultimi anni si è dimostrato un vero e proprio fallimento: troppe 20 squadre in serie A, troppe 22 squadre in serie B, ma soprattutto una vera e propria follia 90 squadre in Lega Pro.

E quindi, per evitare il crack, mano ai tagli, anche pesanti, a partire dalla Lega Pro che dal prossimo anno tornerà all’antico, con l’abolizione della seconda Lega Pro e con una serie C unica divisa in tre gironi (Nord, Centro e Sud) da 20 squadre come negli anni settanta, per ridurre i costi e per dare solidità ad un campionato che al momento non ha senso.

Poi si metterà mano alla Serie B e successivamente alla Serie A, destinata a tornare a 18 o addirittura a 16 squadre, ma non prima del 2015, visto che la Lega ha già venduto il pacchetto calcio alle televisioni con la Serie A con 20 squadre.

Tra le pieghe di questa rivoluzione potrebbe essere nascosto il futuro della Lazio. Quando l’estate scorsa, travestito da buon samaritano, Claudio Lotitosi è precipitato a Salerno per resuscitare una società gloriosa ma della quale era giù stato celebrato il funerale sportivo, in molti si sono chiesti il perché di questa scelta. Dopo pochi mesi, il perché è chiaro.

A costo zero o quasi, Lotito si è creato una magnifica alternativa alla Lazio. Per questa stagione, i regolamenti gli consentono di controllare sia la Lazio che il Salerno Calcio, ma dal 1° luglio non potrà restare con i piedi in due scarpe. Il Salerno Calcio guida incontrastato il suo girone di Serie D e ha già in tasca la promozione nella serie superiore.

E sarà un doppio salto, visto che con la riforma dei campionati già il prossimo anno la nuova creatura di Lotito potrà lottare addirittura per la promozione in Serie B. Ma per restare sul ponte di comando del Salerno Calcio, il buon samaritano nel 2012 dovrà fare una scelta definitiva, decidere se restare alla guida della Lazio e se trasferirsi armi e bagagli a Salerno. Perché con i venti di guerra che tirano, non gli sarebbe possibile mascherare la doppia proprietà di Lazio e Salerno Calcio. A prima vista, la scelta potrebbe apparire scontata. Chi deciderebbe di lasciare la vetrina mediatica che offre una squadra di Roma e una società entrata oramai stabilmente tra le grandi del calcio italiano per trasferirsi a Salerno? All’apparenza solo un folle. Ma le cose a volte sono diverse da quello che appaiono.

La vetrina mediatica, ad esempio, oramai è solo una chimera. La sentenza penale per Calciopoli e l’adozione da parte del CONI del “codice etico sportivo”, hanno di fatto spento i riflettori sul personaggio Lotito, almeno fino a settembre del 2012, data in cui scatterà la prescrizione per il processo su Calciopoli. Ma nell’adottare il codice etico, il CONI ha inserito tra i reati che prevedono la sospensione di un tesserato anche in caso di condanna non definita, anche l’aggiotaggio. E per il reato di aggiotaggio (più altri reati), Claudio Lotito è stato già condannato a 2 anni in primo grado dal Tribunale di Milano e tra febbraio e marzo è previsto il processo di appello. Quindi, la squalifica e la sospensione da tutte le cariche elettive, potrebbe andare anche ben oltre settembre del 2012.

E senza la vetrina mediatica garantita da una piazza come Roma, la Lazio al momento per Lotito diventa un vero e proprio peso. I costi di gestione della società negli ultimi anni sono lievitati al punto da rendere impossibile o quasi l’autofinanziamento messo in atto in questi ultimi anni. Le entrate non sono cresciute, le varie iniziative da vetrina (come la web radio e la rivista) non hanno fruttato nulla o quasi, gli introiti da sponsorizzazioni non solo non sono cresciuti, ma sono addirittura diminuiti. In queste condizioni, per fare il salto di qualità richiesto e oramai quasi preteso dalla piazza, Lotito dovrebbe mettere per la prima volta mano al portafoglio e immettere soldi nella Lazio tramite un aumento di capitale.

E non si parla di spicci, ma di qualcosa come 50-60 milioni di euro, calcolando il fatto che in caso di aumento di capitale Lotito sarebbe costretto a coprire i due-terzi della cifra complessiva, visto che al momento ha in mano il 66% del capitale sociale e non si può permettere di scendere sotto la quota di controllo del 50%, perché a quel punto la società diventerebbe scalabile sul mercato. Niente vetrina mediatica, quindi, soldi da mettere subito per rilanciare la società, poche speranze di realizzare in tempi brevi lo stadio e nessuna speranza di poterlo costruire su quei terreni sulla Tiberina che Lotito sognava di trasformare da vincolati e per uso agricolo, in edificabili, realizzando così l’affare della vita. Se a questo si aggiunge una contestazione silenziosa ma sempre presente, la guerra in atto con CONI e Federcalcio e la perdita della nomina a Consigliere Federale, l’impossibilità di poter mettere certe operazioni di mercato che in passato avevano “fruttato” molto, ecco spiegati i motivi per cui per Lotito diventa sempre più difficile gestire la Lazio. A Salerno, invece, il discorso sarebbe completamente diverso. Le spese per costruire una squadra in grado di lottare per la promozione in serie B sono imparagonabile agli investimenti necessari per far fare il salto di qualità alla Lazio.

A Roma la società viaggia con una media inferiore ai 30.000 spettatori a partita, mentre a Salerno lo scorso anno per lo spareggio-promozione con il Verona di spettatori paganti ce ne stavano addirittura 25.000. Ma a fare la differenza, potrebbe essere il “contorno”.

Se a Roma lo stadio è una chimera, a Salerno la giunta ha garantito il via libera per la costruzione di una cittadella dello sport con centro commerciale e unità abitative. Siamo lontani dalle cubature sognate con il progetto-Tiberina, ma di questi tempi si tratta comunque di cifre importanti, soprattutto in rapporto agli investimenti da fare sul piano sportivo. Per questo, ad ogni partita del Salerno Calcio in tribuna Lotito c’è sempre e se lui non può al posto suo c’è il fido Igli Tare, pronto a traslocare insieme a lotito in quel di Salerno. Chi a Salerno ha già messo radici è il “biondino”, che con la sua società ha esportato sulla costiera amalfitana il progetto-comunicazione messo su con la Lazio. Il sogno di una svolta in casa Lazio, quindi, potrebbe essere molto più vicino alla realizzazione di quanto si possa pensare e il 2012 potrebbe essere veramente l’anno della svolta. Maya permettendo, chiaramente… Stefano Greco (sslaziofans.it)