La Lega di A ha compiuto un primo, significativo passo verso la creazione di seconde squadre da far giocare in un campionato preesistente, professionistico o, in alternativa, dilettantistico. Lo ha fatto riunendo 12 società su 20 (Atalanta, Bologna, Cagliari, Chievo, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Parma, Roma, Sampdoria, Udinese), mettendo sul tavolo le esperienze estere e gettando le basi per una proposta di riforma che ha l’ambizione di rimodulare l’attività calcistica in Italia dalla A alle giovanili. Perché su un punto tutti sono d’accordo: il sistema, così com’è concepito, non regge più e non favorisce la valorizzazione dei talenti.
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Lega Serie A, primi passi verso seconde squadre e campionato riserve
La Lega di A ha compiuto un primo, significativo passo verso la creazione di seconde squadre da far giocare in un campionato preesistente, professionistico o, in alternativa, dilettantistico.
L’idea delle seconde squadre fu lanciata all’indomani del fiasco in Sudafrica da Demetrio Albertini, vicepresidente della Figc. Due anni dopo è ancora chiusa in un cassetto per la ferma opposizione del presidente di Lega Pro, Mario Macalli. Finora i club di A si erano mossi in ordine sparso. Il gruppo di lavoro insediato ieri in via Rosellini potrebbe aprire nuovi orizzonti. La Lega, in questa delicata fase pre-elettorale, si muoverà cautamente evitando conflitti con le altre componenti. Ci saranno ulteriori riunioni prima dell’approvazione in assemblea di un piano da portare in consiglio federale, laddove il diritto di veto è una montagna dura da scalare. Sarà, comunque, un processo graduale. Ecco perché il prossimo anno potrebbe partire il campionato riserve, da collocare il lunedì (qualcuno propone di intitolarlo a Piermario Morosini): una soluzione intermedia in attesa di arrivare, entro un paio di stagioni, alle seconde squadre, comunque facoltative, in Lega Pro o in Serie D.
L’esigenza avvertita da tutti è quella di valorizzare i giocatori in uscita dalla Primavera (ora che è stato abbassato il limite d’età), non ancora pronti per la prima squadra. Il ragionamento dei club è il seguente: piuttosto che mandarli in prestito, sostenendone anche i costi, meglio tenerli in casa, seguirli da vicino, farli crescere in un contesto competitivo e magari richiamarli nel corso della stagione in caso di necessità. Si stanno studiando gli esempi oltre confine: in Germania le seconde squadre militano nei tornei amatoriali, in Spagna invece possono arrivare sino alla seconda divisione (come il Barcellona B).
(calciomercatonews.com)
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