Di seguito, la sintesi dell’intervento a Rete Sport del professore di ematologia Giuseppe D’Onofrio, perito al processo alla Juventus per doping nel 2003.
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G. D’Onofrio (perito al processo Juventus per doping):”Gli anni successivi al processo hanno confermato che non dissi sciocchezze”
Di seguito, la sintesi dell’intervento a Rete Sport del professore di ematologia Giuseppe D’Onofrio, perito al processo alla Juventus per doping nel 2003.
Che ricordo ha del processo a distanza di tanti anni? "Il ricordo è di qualcosa che ha segnato una fase della mia vita, sono stato a contatto con personaggi di un mondo nel quale sono entrato e dal quale per fortuna sono uscito. Rimane comunque la solidità di una posizione che penso di aver avuto in quel momento, ed i progressi che ci sono stati hanno confermato che non avevo detto delle sciocchezze".
A distanza di anni, c'è una memoria collettiva giusta di quello che è successo? "Il processo è passato in secondo piano perché a brevissima distanza è scoppiato l'altro scandalo, quello che riguardava Moggi. Questo ovviamente ha avuto un'eco mediatica più ampia, con punizioni anche di persone importanti. E questo ha fatto comodo a molti".
Nel processo contro la Juventus non fu provato l'uso di EPO ma l'abuso di farmaci. Lei ha detto che gli studi successivi l'hanno portata a sostenere con ancora maggior certezza che la sua perizia fosse giusta, lei può confermare che il progresso oggi conforta la sua teoria senza ombra di dubbio? "Il problema è prima di tutto il metodo che veniva utilizzato nel 2004, che era quello di costruire dei profili ematologici di questi atleti, cioè metterli su un grafico e vedere dove variavano. Tra l'altro loro facevano degli esami del sangue praticamente una volta al mese o più spesso, già questa è una cosa particolare, perché non vedo la ragione, se uno sta bene, per cui debba fare gli esami del sangue una volta al mese. Insomma comunque avevano costruito questi profili che poi sono molto simili a quelli che oggi vengono utilizzati, con un software molto più intelligente di come poteva essere il mio, per seguire tutto lo sport mondiale. Il metodo tutto sommato funzionava, e questo è importante perché io sono stato molto attaccato, mi dissero che andavo a cercare l'anomalia dentro la normalità, ed è proprio quello che facciamo adesso col passaporto biologico. Per quello che riguarda poi l'andamento dei valori non posso dire niente, perché non è che venissero effettuati esami con tutti i rigorosi criteri che sono oggi necessari, però certi valori ematocrito di certi calciatori che sono stati scritti nella perizia, sono secondo me, sarebbero individuati anche oggi come sospetti coi metodi che abbiamo adesso a disposizione".
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