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Zinetti: “Con Mourinho è l’inizio di una nuova era, bisogna dargli tempo”

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L'ex portiere giallorosso: "Il periodo alla Roma per me fu bellissimo. Mi sono tolto grandissime soddisfazioni con quella maglia"

Redazione

Giuseppe Zinetti è stato il portiere della Roma dal 1990 al 1993. Con i giallorossi ha vinto una Coppa Italia, ma ha anche perso due finali, tra cui quella della UEFA nel 1991. Nonostante fosse arrivato nella Capitale per fare il secondo a Cervone, ha giocato spesso, come ha ricordato:  “Giocai più di quanto mi aspettai. Cervone era infortunato e Peruzzi finì nella squalifica per la vicenda lipopill”. La sua ultimapartita in giallorosso fu proprio contro il Torino, dove poi andò come preparatore atletico. L'ex portiere si è raccontato in un'intervista rilasciata sul sito ufficiale del club.

"Il periodo alla Roma per me fu bellissimo. Mi sono tolto grandissime soddisfazioni con quella maglia. Ho vinto una Coppa Italia nel 1991, esordito in Coppa UEFA, poi quella finale che avremmo tanto meritato di vincere. Ancora non l'ho digerita. Perdemmo a Milano con l’Inter 2-0, subendo un rigore diciamo discutibile, che oggi con il Var non verrebbe mai assegnato. Al ritorno giocammo una partita meravigliosa, ma non bastò per ribaltare il risultato. Segnammo con Rizzitelli troppo tardi. Peccato. Ce la meritavamo dopo aver battuto squadre fortissime con Benfica, Anderlecht, Valencia, lo stesso Broendby. Per me sarebbe stata una soddisfazione enorme, a quell’età”.

Chi la portò nella Capitale? “Il direttore sportivo di allora, “Ciccio” Mascetti, che si sentì con il mio procuratore, Dario Canovi. Cercavano un portiere di riserva e pensarono a me, che giocavo a Pescara. Ovviamente accettai subito e giocai anche di più di quello che mi potevo aspettare. Una trentina di partite. E' stato un autentico orgoglio aver vestito questa maglia. In un periodo così particolare, con la scomparsa del presidente Viola”.

Nell’archivio fotografico del Club è presente una foto in cui lei è tra Nela e Giannini, portando a spalla il feretro del presidente scomparso. Se lo ricorda quel giorno? “Sì, ricordo tutto bene. La morte di Viola fu una pugnalata al cuore. Amava veramente la Roma. La sua Roma. Era il papà di tutti noi. La Roma era una sua figlia. Eravamo il resto dei fratelli che componevano questa famiglia. Perdevamo un grandissimo punto di riferimento”.

Della Roma di oggi che opinione si è fatto? “Quando lessi la notizia di Mourinho alla Roma rimasi impressionato dalla portata e dall’importanza della stessa. E la cosa mi ha sorpreso molto. Secondo me potrebbe essere l’inizio di una nuova era. Non si può volere tutto e subito. Per costruire una squadra forte, che possa vincere. Ci vuole pazienza. Bisogna aiutare i giocatori nella crescita, accompagnarli. Posso fare un esempio vissuto sulla mia pelle, anche se in proporzioni diverse”.

'Tempo', una parola ripetuta a più riprese da Mourinho stesso in varie esternazioni pubbliche, a iniziare dalla conferenza stampa di presentazione. “Ha ragione. E lui ha l’esperienza, il carisma, per portare la squadra a grandi livelli come già detto e vincere l’ennesima sfida della sua carriera. La Roma è stato un capitolo bellissimo della mia carriera. Ah, una cosa: portate i saluti a Bruno Conti da parte mia, dal grande Zino”.