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Zanchi: “Ho avuto lo stesso problema di Castan, in quattro mesi ero pronto e ho giocato altri dieci anni”

"Ho parlato con Leo, abbiamo in comune il dottor Sisca. E’ in buone mani e meglio di così non poteva capitare, anche perché un dottore che ha già affrontato questo tipo di problema è rassicurante."

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E’ intervenuto ai microfoni di Teleradiostereo l’ex calciatore del Bologna e Vicenza Marco Zanchi il quale, nel 2003, ha dovuto affrontare la stessa esperienza di Leandro Castan, operandosi per un cavernoma. Queste le sue parole:

Capire quello che sta passando Castan non è difficile per te:

"No, anche perché io credo che questo momento sia molto delicato per Leandro. Lui in questo momento deve rimanere sereno, nell’ambiente familiare e cercare di affrontare questa “malattia”, e far passare questo momento.

Questo problema è pericoloso per la posizione in cui si trova, una volta asportato poi non c’è alcun tipo di problema."

Prima di arrivare all’operazione si è tentato di superare il problema con la medicina?

"I sintomi sono quelli classici della labirintite, quindi giramenti di testa, nausea, non si riesce a stare in equilibrio.

Il problema di questo infortunio è il fatto che una volta che sanguina poi si ripete in maniera ciclica, a distanza di un mese. Nel momento in cui l’angioma non sanguina stai bene, ma poi ritorni ad avere questi sanguinamenti e tutto ciò che ne consegue."

Per un atleta le precauzioni sono doverose.

"Si, anche perché quando ti riscontrano questa anomalia non hai più l’idoneità, non puoi più giocare a pallone. L’infortunio viene affrontato in maniera diversa tra giocatore e un’altra persona. Nella persona comune l’operazione prevede un taglio da orecchio a orecchio, e veniva asportata tutta la parte posteriore e fissata una placca in metallo. La placca il calciatore non la può usare e deve affrontare un lavoro di microchirurgia. C’è sempre un rischio perché quando si va ad operare il cervello si ha rischio di paralisi, e le priorità diventano altre. Volevo diventare un genitore senza stare sulla carrozzina."

Dopo l’operazione che succede?

"Il decorso è il classico di un’operazione. Tempo di calcificazione dai tre ai quattro mesi. Non ho portato nessun tipo di caschetto o niente. Il giorno dopo l’operazione già sentivo di non aver più nulla. Puoi accusare maggiormente gli sbalzi di pressione, i cambi di clima, caldo e freddo, vertigini, ma è una sensazione momentanea.

Io mi sono operato ad Aprile, ed ero già pronto a fine Luglio. Leo deve stare tranquillo perché io ho giocato altri dieci anni."

"Ho parlato con Castan, abbiamo in comune il dottor Sisca. E’ in buone mani Leo, meglio di così non poteva capitare, anche perché un dottore che ha già affrontato questo tipo di problema è rassicurante."