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‘Vivere lo stadio’, Garcia: “Il calcio è una scuola di vita. Noi allenatori dobbiamo essere d’esempio”

E' in corso l'incontro intitolato "Vivere lo stadio: una passione a rischio?" presso "La Sapienza" di Roma. Sono intervenuti Maria Grasso (vedova Raciti), Alessandro Pansa, Claudio Lotito, Rudi Garcia e Stefano Pioli

Redazione

Alla "Sapienza" Università di Roma, presso l'Aula Magna del Rettorato, si è svolto questa mattina un incontro intitolato: "Vivere lo stadio: una passione a rischio?".

Organizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, l'evento si è incentrato sulla prevenzione della violenza negli stadi. Sono stati discussi "temi legati alla violenza nelle manifestazioni calcistiche e sui danni da uso di sostanze illecite", i quali hanno fornito l'occasione per tornare sugli striscioni esposti dalla curva sud durante Roma-Napoli, costati ai giallorossi la chiusura del settore domenica prossima contro l'Atalanta, e su tutta la lunga coda che ne è seguita.

Ospiti d'onore sono stati gli allenatori delle due squadre della Capitale, Rudi Garcia e Stefano Pioli.

12.00 - Dopo l'intervento del magnifico rettore dell'Università "La Sapienza", l'incontro è terminato.

11.30 - E' il momento dell'intervento di Rudi Garcia e di Stefano Pioli, i quali salgono sul palco per il loro intervento:

Da straniero che cosa si prova quando si gestisce dalla panchina una situazione di difficoltà rispetto ai propri tifosi (cori razzisti, insulti)?

Garcia: "Quando siamo in partita siamo talmente concentrati sul campo che spesso non ci accorgiamo di ciò che succede. A volte dopo la partita la stampa ci dice che cos'è successo e lo scopriamo solo dopo. Io sono straniero e il vostro calcio per me è una scoperta. Non ho lezioni da dare a nessuno. Mi auguro che nel futuro ciò che fate oggi serva a fare sì che i genitori non si facciano domande a casa prima di dire "porto mio figlio allo stadio". Lo sport in generale, il calcio in particolare, è una scuola di vita: in spogliatoio non c'è colore della pelle, religione o cose individuali. Conta solo sapere se il giocatore è bravo o non è bravo".

Due professionisti del vostro livello che sensazioni provano quando si trovano di fronte a comportamenti scorretti dei tifosi?

Pioli: "Proviamo tutti grande tristezza. Per tutti noi lo sport è passione entusiasmo, emozioni, vincenti o perdenti che siano. Quando invece si verificano incidenti o atteggiamenti non consoni a questo ambiente. Ci sono alcune cose che sono state dette e che mi hanno colpito. La prima che c'è un limite che non possiamo superare, che è quello della legalità: chi lo supera non può stare con noi. Secondo, dobbiamo fare la nostra parte, come cittadini e genitori. Andare allo stadio e vedere genitori con bambini che fare gesti, insultare, provocare".

Come possono i tifosi aiutare realmente la loro squadra? Cosa chiedete ai tifosi dell vostra squadra?

Garcia: "Per me la parola rispetto è davvero importante, sia nella vita personale che professionale. Una persona può essere buonissima quando è sola, ma quando è in gruppo può cambiare e comportarsi in maniera cattiva. Se amo una squadra io la supporto in tutti i momenti, soprattutto quelli complicati. E' sempre facile salire sul carro, come dite voi, ma una squadra ha sempre bisogno di sostegno da parte della tifoseria. Sono rimasto sorpreso di dover, in Italia, registrare nome, cognome, data e luogo di nascita sui biglietti per andare allo stadio. E' una cosa che non c'è in Francia e mi chiedo a che serve questa cosa se non siamo in grado oggi con la telesorveglianza di beccare che fa casino allo stadio, buttarlo fuori e di vietargli di tornare allo stadio per tutta la vita. E' solo una domanda".

Pioli: "Credo che essere tifoso significhi avere una fede, una passione e quindi sostenere la propria squadra in tutti i momenti della stagione. Noi stiamo vivendo un momento positivo e stiamo vivendo sensazioni felici: è bello vedere tanta gente contenta, tante famiglie venire allo stadio a sostenerci. E' chiaro che i tifosi devono far questo, come ha detto Rudi, sia nel bene sia nel male: il calcio è fatto anche di momenti e di prestazioni, e certe volte viene giudicato solo il risultato. Un po' di equilibrio credo possa far bene a tutti".

Come affrontate voi, da allenatori con i vostri calciatori, il tema dell'esempio in campo, ovvero del dare un esempio positivo che possa essere seguito da tifosi.

Garcia: "La difficoltà non è farlo ogni giorno parlando con i calciatori, soprattutto quelli più giovani, ma è soprattutto gestire i momenti in cui un giocatore prova sentimenti di ingiustizia sul campo o in allenamento. C'è tanta tensione prima e durante una gara, e sul piano psicologico facciamo in modo che i più sensibili lavorino su questo aspetto anche con esercizi pratici. Gli arbitri in allenamento sono quasi sempre gli allenatori. Allora li spingiamo a reagire con un po' di lucidità e calma e così in partita va molto meglio".

Pioli: "Sono situazioni che affrontiamo quotidianamente, nel senso che noi crediamo in un certo tipo di lavoro, di impegno, di professionalità e soprattutto di rispetto. Rispetto per la nostra società, per chi lavora insieme a a noi e per i nostri tifosi. Dare sempre il massimo è il nostro obiettivo e avere comportamenti di serietà e professionalità paga sempre. Dico sempre alla squadra che l'importante è sempre prepararsi nel miglior modo possibile, aver la consapevolezza di dare il massimo per andare allo stadio con serenità e convinzione di mettere tutto in campo e uscirne a testa alta".

Nel derby tra Atletico e Real molti tifosi del Real Madrid con la maglietta con il numero 93', il minuto in cui Ramos ha segnato il gol del pareggio nella finale di Champions League l'anno scorso. Succederà mai in Italia che questo tipo di sfotto' anche intelligente, possa essere fatto in uno stadio italiano senza causare problemi?

Garcia: "Niente di più. Io penso che dobbiamo lottare contro certi atteggiamenti fuori e dentro lo stadio, prima durante e dopo la partita. Mi auguro che nel futuro potremo vedere due tifoserie andare a vedere la partita, magari anche un derby, in un clima di totale rispetto per il calcio. Una partita di calcio è uno spettacolo e la gente va allo stadio per divertirsi. Penso che vita in Italia e in Francia è già abbastanza dura nel quotidiano per avere ulteriore problemi. E' un momento in cui la gente deve poter sognare, vedere un bello spettacolo per uscire un momento dai problemi del quotidiano. Me lo auguro sinceramente".

Pioli: "Credo che hai sottolineato giustamente come gli sfotto' facciamo parte del tifo e della passione. Finché restano entro certi limiti credo siano piacevoli e vadano vissuti con leggerezza. Credo che si debba fare anche in Italia, le iniziative come questa di oggi sono importanti. Poi certo dalle parole bisogna mettere in atto qualche miglioramento. I teppisti vanno isolati e allo stadio devono essere presente sempre e solo i tifosi veri, perché ci sia l'atmosfera giusta e i giusti sfottò".

11.15 - Claudio Lotito è intervenuto i qualità di consigliere federale della Figc. "Il problema vero non è che Pallotta ha ragione: è lo sport che ha ragione, non è Lotito ha ragione": ha dichiarato. Durante questo passaggio dell'intervento del presidente della Lazio la folla ha rumoreggiato e Mauro Baldissoni si è messo le mani sul viso con aria stupita.

"I dissensi devono essere supportati da fatti concreti. Noi confondiamo i delinquenti con i tifosi: la stragrande maggioranza sono persone per bene che vanno allo stadio con le loro famiglie, per tifare la loro squadra del cuore. Dall'altra parte c'è una sparuta minoranza di gente additata impropriamente come tifosi, e invece sono delinquenti abituali che usano il calcio come cassa di risonanza sfruttando la sua capacità di coinvolgere una moltitudine di persone e la sua esposizione mediatica".

"Noi usiamo il calcio per asseverare posizioni di dominio in un contesto sociale in cui tutti si sentono lesi nei loro diritti senza che nessuno coltivi il proprio dovere di cittadino, ossia quello di rispettare le regole. Se invitate una persona a casa vostra e questo vi sfascia tutto, lo cacciate a pedate o lo sopportate e lo ri-invitate? Noi abbiamo tollerato comportamenti che non hanno nulla a che fare con lo sport, che scadono addirittura in situazioni immorali, e che violano i principi della dignità umana. In nome di cosa l'abbiamo fatto? In nome del tifo, ma quello non è tifo".

11.00 - Sono arrivati Rudi Garcia e il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni per prendere parte all'incontro.

9.30 - Anche il capo della Polizia di Stato Alessandro Pansa ha risposto ad alcune domande sugli ultras e sulla violenza negli stadi:

Pallotta, il presidente della Roma, ha preso una posizione molto dura nei confronti degli ultras. Come commenta le sue parole?

Finalmente! E' sicuramente un segnale molto molto positivo che i presidenti prendano una posizione molto netta e distinta, perché tutto mondo del calcio (giocatori, allenatori, tifosi, noi compresi) dobbiamo capire da che parte stare: se stare dalla parte della legalità o meno. Dalla parte della legalità gli ultras non ci sono.

Pallotta ha usato termini molto duri per definire alcuni tifosi. Non rischia di scatenare una reazione violenta?

No io credo che Pallotta abbia preso la posizione corretta di un imprenditore, di uno sportivo, di un presidente di un società, perché credo che la legalità non debba temere niente, neanche le reazioni negative.

Lei ha chiesto ai calciatori di affrancarsi da un certo tipo di tifoseria, ma ancora manca questo tipo di atteggiamento.

I calciatori che sono i soggetti con maggiore capacità di comunicazione, affiatamento, attrazione di tutto il mondo sportivo, soprattutto quello giovanile. Devono prima di tutti chiarire da che parte stanno pure loro: se stanno dalla parte della legalità o della criminalità.

9.00 - Prima dell'inizio della conferenza ha risposto alle domande di alcuni giornalisti Maria Grasso, vedova dell'agente di polizia Filippo Raciti morto durante gli scontri avvenuti tra tifosi del Catania e del Palermo, il 2 febbraio 2007 nei pressi dello stadio Massimino.

"Mi ha fatto male leggere gli striscioni contro Antonella Leardi perché conosco il dolore e preferirei rispetto verso il familiari perché è un dolore difficile da sopportare. Mi è dispiaciuto molto".

Il presidente Tavecchio ha detto che bisognerebbe vietare gli striscioni, lei concorda?

Io sarei ancora più dura: chiuderei le porte dello stadio. Chi volesse guardare la partita lo farebbe tranquillamente a casa.

Dopo la tragica scomparsa di suo marito è cambiato qualcosa negli stadi o tutto come prima?

Qualcosa è cambiato nelle misure di prevenzione: c'è più severità mentre prima non ci si accorgeva della gravità della situazione. Adesso sono state prese misure più severe. A livello culturale invece è cambiato poco, sono molto preoccupata. Mi terrorizza il pensiero che possano ripetersi fatti come quelli che ho conosciuto, e che possano perdersi altre vite.

Gianluca Lengua