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‘Un anno di Roma’ (4): un altro 7 a 1, sfortuna, autolesionismo. La strada per la grandezza è ancora lunga

Capitolo IV: il Bayern è un incubo, in Champions non si vince più e alla fine si "scende" in Europa League. Mentre Castan si opera al cervelletto, la squadra prosegue la marcia in campionato, tra ottime prestazioni e qualche pausa.

Bruno Di Benedetto

Dopo gli episodi dello Juventus Stadium, l'ambiente rischia di scoraggiarsi, allora Rudi Garcia decide per una svolta decisa. In una conferenza stampa memorabile, serra i ranghi e rilancia la posta: "Totti dev'essere rispettato, perché è un grande uomo", "Ho capito che vinceremo il tricolore". La squadra risponde allo stimolo e la settimana successiva asfalta il Chievo all'Olimpico con 3 gol a 0. Tre giorni dopo è il 21 Ottobre, arriva il Bayern.

7 COLTELLATE - I Bavaresi sbarcano a Roma pieni di rispetto, quasi intimoriti dalla frizzante squadra di Rudi Garcia, che ai loro occhi vola sulle ali dell'entusiasmo e non sente la pressione. Guardiola e i suoi approcciano la partita con umiltà finché, in meno di 10 minuti, scoprono che non è poi difficile segnare ai loro avversari e allora iniziano a penetrarli da tutte le parti. Quattro coltellate ammutoliscono l'Olimpico. La Roma segna e ne arrivano altre 3. Finisce 1 a 7 un match che ricorda tanto l'ultimo Brasile-Germania.

Guardiola e i giocatori in campo, successivamente, diranno che se si rigiocasse 10 volte la stessa partita, non si ripeterebbe mai un risultato del genere. La sensazione, tuttavia, è che se si rigiocasse 10 volte, la Roma non avrebbe alcuna chance di vincerne una.

TRAUMA - Il week-end successivo il calendario è traditore, e spedisce la Roma a Genova da una Sampdoria in grande fiducia. Ne esce uno 0-0 ragionevole, ma che non fa gran morale. Poi tocca al Cesena, e all'Olimpico è quasi scontato che i giallorossi vincano. Marassi intanto decide di sdebitarsi, e ferma la Juve contro il Genoa, riappaiando le due in testa alla classifica e restituendo a Roma un motivo per gioire.

E' però iniziato un periodo di instabilità: al San Paolo la Roma gioca una partita oscena, e perde 2 a 0 senza essere scesa mentalmente in campo. Che il Bayern abbia lasciato il segno? La risposta Garcia e i suoi sono costretti a cercarla subito a Monaco, nella prima partita di ritorno del girone E. All'Allianz i giallorossi sono visibilmente intimoriti, le loro uniche velleità vengono cancellate dall'insuperabile Neuer, la loro difesa battuta due volte ancora. Sì, la Roma è ufficialmente rimasta ferita, ma ora deve andare avanti.

SFORTUNA E RISCATTO - La Champions è diventata psicologicamente pesante, ma in concomitanza con lo psicodramma giallorosso, si è consumata la provvidenziale débacle del Manchester City, uscito dal doppio scontro con il CSKA con un pari e una sconfitta. Con la possibilità di passare direttamente agli ottavi in caso di vittoria ottenuta in concomitanza con un pari o una sconfitta degli Inglesi sull'altro campo, la Roma vola in Russia.

È il 25 Novembre, la temperatura è sottozero e il campo non è facile. Ma vincere è tassativo e i giallorossi si portano in vantaggio con una punizione di Totti. Poi sciupano nella ripresa due ghiotte occasioni e vengono puniti all'ultimo secondo da un gol rocambolesco. Destino crudele: la palla maledetta la perde Strootman, ritornato in campo in un Olimpico festante appena 10 giorni prima contro il Torino. Destino crudelissimo: il City, con un gol sempre all'ultimo minuto batte all'Etihad un Bayern rimasto in 10 uomini per tutta la partita, causa espulsione-rigore provocato da chi? Da Benatia.

Quando nel week-end successivo la Juventus vince il derby con un altro gol all'ultimo respiro, sembra evidente che oscuri disegni cosmici cospirano contro la Roma. La squadra di Garcia tuttavia reagisce con forza e si rialza contro l'Inter, rea di averla trafitta per la prima volta in casa in campionato, rifilandole quattro schiaffoni: una bella prestazione da parte di tutti, una gara molto spettacolare.

LA PARTITA DI CASTAN - 3 giorni dopo la scena si sposta in una sala operatoria: sotto i ferri c'è Leo Castan, assente dall'inizio della stagione per una serie di problemi di equilibrio nella deambulazione. Dopo un susseguirsi di voci (alcune tanto inquietanti quanto infondate) sullo stato di salute del giocatore, diviene chiaro nel mese di Novembre che i sintomi sono dovuti ad un rigonfiamento di una zona del cervelletto. Il problema non è grave ma, se vuole tornare in campo, Castan deve essere operato. Il 3 Dicembre il cavernoma (la parte del cervelletto in questione) viene rimosso con successo e il difensore brasiliano inizia la rincorsa che lo riporterà in squadra, nel migliore dei casi, alla fine di questa stagione.

AUTOLESIONISMO  - Contro il Sassuolo, dando adito a nuove accuse di instabilità, i giallorossi cadono di nuovo: con la Juventus stoppata dalla Fiore e la possibilità di portarsi a -1, una clamorosa papera di De Sanctis, l'ennesima pausa difensiva e l'espulsione di De Rossi rischiano di precipitare la situazione della Roma a -4. Una grande prova di carattere della squadra, guidata da un Ljajic trascinatore, recupera un doppio svantaggio e riagguanta il pari che mantiene lo status quo.

ARRIVEDERCI CHAMPIONS - Si giunge così all'ultima del girone, con i nervi a fior di pelle e un senso di insicurezza palpabile tra il popolo giallorosso. Contro un Manchester City decimato, gli uomini di Garcia scendono in campo con carattere e se la giocano alla pari: Hart è bravo a parare, Nasri è bravissimo a trovare l'incrocio. La Roma perde ed esce dalla Champions. Terza, troverà il Feyenoord ai sedicesimi di Europa League.

FINE - Il popolo chiede: la Roma fallisce sempre nei momenti importanti? Non è vero, risponde la squadra vincendo fuori casa contro il Genoa e sfruttando questa volta il passo falso della Juventus. Dal -1 al -3 però il passo è molto breve: nell'ultima partita del 2014 arriva una prestazione sottotono contro il Milan. 0-0 e si ritorna allo status quo.

Finisce così, per la Roma, un anno strano, pieno di vittorie e di buon gioco, ma non privo di beffe e inspiegabili sofferenze. Soprattutto, parco di trofei, ma per quello, tutto lo ammettono serenamente, non è ancora tempo. La squadra e la città si affacciano al 2015 in corsa per la coppa europea "più piccola" e al secondo posto in campionato: due punti più vicini alla Juventus rispetto all'anno scorso, ma con meno serenità forse.

Del resto è una dinamica comprensibile. La Roma è passata, nel giro di un anno e mezzo, da progetto fallimentare ad astro nascente del calcio europeo. Diventano perciò normali le pressioni e le aspettative. I propositi per l'anno nuovo sono dunque i seguenti: limitare i drammi, cercare tutto sommato di godere di questa fantastica realtà che la Roma è ad oggi, e poi ovviamente di vincere. Alla fine del 2014, la massima che può sintetizzare la situazione è tratta da una serie tv degli anni '90: crescere è una gran fatica ma, in fondo, è divertente.