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Tra arrivi e partenze il rinnovo di De Rossi è ancora lontano

(Ansa) – «Non vorrei smettere senza aver vinto qualcosa di importante qui a Roma, sarebbe un dolore grande. E siccome spero di rimanere fino a quando mi reggeranno le gambe, vorrei chiudere dopo aver alzato qualcosa di veramente importante».

Redazione

(Ansa) - «Non vorrei smettere senza aver vinto qualcosa di importante qui a Roma, sarebbe un dolore grande. E siccome spero di rimanere fino a quando mi reggeranno le gambe, vorrei chiudere dopo aver alzato qualcosa di veramente importante».

Da quando Daniele De Rossi pronunciava queste parole sembra passata un'eternità. E invece sono trascorsi esattamente tre anni dalla conferenza stampa successiva alla firma sul rinnovo con la Roma. Altri tempi. Oggi 'Capitan Futuro' è nuovamente in scadenza di contratto ma stavolta, tra cessioni e acquisti, trattenerlo nella Capitale potrebbe non essere così facile.

 

Per il centrocampista di Ostia, che il prossimo 24 luglio compirà 28 anni, il prossimo sarà il contratto più importante in carriera sia dal punto di vista economico che sportivo. Legarsi alla nuova Roma americana di Thomas DiBenedetto, su cui campeggia un cartello grosso così con sopra scritto 'lavori in corso', potrebbe essere un azzardo. O una scelta di cuore. «Ma un conto è fare il tifo, un conto è vincere», aveva già avvertito De Rossi nel 2008.

E negli ultimi tre anni la 'Magica' ha solo sfiorato i grandi successi sognati. Mentre lui, il ragazzo cresciuto nel vivaio giunto sino alla magica notte mondiale di Berlino, ha imboccato nello stesso periodo una ripida salita (anche nella sfera privata) che ne ha condizionato in campo rendimento e comportamenti. Gomitate, cartellini rossi, proteste, prestazioni al di sotto delle aspettative sono costate convocazioni in Nazionale e hanno incrinato il rapporto con la piazza.

«Ho anche io i miei momenti di bassa marea, ma le cose migliori su di me le sento oramai fuori da Roma. - le parole di De Rossi nel corso della passata stagione - Una volta qui ero coccolato, ora evidentemente è cambiato il vento». E per questo cambiare aria potrebbe essere un'opzione tutt'altro che da scartare. Per convincere De Rossi a restare, la nuova proprietà statunitense potrebbe esser costretta a tirare fuori qualcosa come 50 milioni di euro lordi visto che il giocatore chiede un ingaggio da top player (quinquennale da almeno 5 milioni a stagione). Un'enormità, soprattutto in considerazione del fatto che la nuova dirigenza ha intenzione di ridurre di almeno il 20% il monte ingaggi in vista del fair play finanziario voluto dall'Uefa.

Ad affrontare la questione del rinnovo col giocatore, quando la squadra si radunerà a Trigoria il 13 luglio, sarà nuovamente il ds Walter Sabatini che, dal precedente faccia a faccia, era uscito con una sola convinzione: «Daniele l'ho trovato con una motivazione feroce». Che però, se nel frattempo dovesse essere scemata, porterebbe De Rossi dritto dritto sul mercato. Perdere un altro pezzo da 90 a parametro zero - come Mexes finito al Milan - sarebbe infatti imperdonabile. Col giocatore in vendita, a bussare alla porta di Sabatini sarebbero solo club di prima fascia, ovvero Real Madrid, Chelsea, Manchester United e, soprattutto, Manchester City.

Roberto Mancini infatti farebbe carte false pur di riuscire a portare De Rossi in Premier League. Gli euro incassati dall'eventuale cessione del centrocampista, però, sarebbero subito reinvestiti dalla nuova proprietà americana (anche per non rischiare subito una contestazione da parte della tifoseria romanista), magari per strappare al Palermo Javier Pastore.

'El Flacò, scoperto in Argentina da Sabatini, rappresenterebbe la medicina giusta per sanare in parte la ferita provocata dall'addio di De Rossi. «Pastore alla Roma? Dipende dai soldi che offre - ha però ribadito il presidente rosanero, Maurizio Zamparini -. Per me andrà via, prevedo che non tornerà (dopo la Coppa America, n.d.r.) e quindi ci siamo già mossi in altre direzioni sul mercato. La partenza di Pastore non mi rende felice, perchè è un giocatore che mi scaldava il cuore».