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Totti: “Ciò che chiedo a me stesso è rimanere il Francesco che sono stato per tutta la vita”

Ecco l'intervista integrale di Francesco Totti al settimanale 'A sua immagine': "Sono diventato Capitano della squadra per cui ho sempre tifato, giocando tutta la carriera nella città in cui sono nato"

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Il Capitano della Roma Francesco Totti ha rilasciato un'intervista al settimanale "A sua immagine". Queste le sue parole: "Ogni volta che segno un gol bacio l'anello del matrimonio e rivolgo un ringraziamento al Signore per avermi regalato una vita piena di soddisfazioni. Non solo sui campi di calcio ma soprattutto nella vita di tutti i giorni con Ilary e i nostri due figli, Christian e Chanel".

Questa l'intervista integrale:

Il Papa incontrerà il mondo dello sport il prossimo 12 giugno. Quali sono i valori che lo sport dovrebbe veicolare in un momento come questo?

Gran parte della mia vita è dedicata al calcio. Lo sport è salute, aiuta a stare in forma e sappiamo tutti che conta molto tenersi attivi. E’ pure uno svago sia per chi lo pratica che per gli spettatori, una cosa quindi che fa bene per liberarsi dallo stress e dai pensieri negativi. Poi è una forma di cultura perché insegna a vivere con gli altri, a misurarsi con se stessi, a capire l’importanza delle regole. Tra i tanti valori che dovrebbe insegnare penso che il primo e più importante sia il rispetto verso il prossimo. E’ quando rispettiamo gli altri che dimostriamo di essere un popolo civile.

Quali sono i mali che attanagliano il calcio italiano e come si potrebbero risolvere?

E’ una vita che calpesto i prati erbosi dei campi di calcio e sono convinto che i problemi di questo sport siano gli stessi problemi della nostra società. La differenza è nell’attenzione data alle cose: tutto ciò che accade nel mondo del pallone e attorno ad esso fa rumore ed è sotto gli occhi di tutti. Violenza, discriminazioni e altre cose sbagliate vengono spesso collegati allo sport però in realtà sono situazioni che succedono anche in altri ambiti. Per risolvere questi problemi bisogna agire tutti insieme, dai cittadini alle istituzioni, forse occorre partire dalle scuole e dall’insegnamento in famiglia, i luoghi dove prendiamo le basi con cui poi viviamo.

A poche settimane dai Mondiali, quali sono le sue emozioni per Fifa2014?

Ogni volta che si avvicinano i Campionati del Mondo ho due tipi di ricordi e pensieri: i primi riguardano gli anni in cui ero bambino e seguivo le imprese della nostra Nazionale come tutti; e poi, come potete immaginare, la mente va a quando ho vestito anch’io la maglia azzurra: tanti bei momenti, con la gioia di Germania 2006 quando abbiamo vinto noi italiani. Spero che la nostra Nazionale vada forte in Brasile, abbiamo tanti validi giocatori in grado di onorare al meglio la nostra storia calcistica e sono certo che s’impegneranno al massimo in ogni incontro.

Un Papa appassionato di calcio e che porta pure il suo nome, per lei sarà un valore aggiunto?

Quando ho saputo il nome che aveva scelto la sorpresa è stata grande, ho sorriso a lungo! Penso sia stata una decisione piena di umanità: è un nome legato a San Francesco D’Assisi e quindi è un modo per sentirsi più vicini ai poveri e a tutti coloro che soffrono. Felice di saperlo anche un appassionato di pallone, non perché io sia un calciatore ma per il fatto che lo sport ha sempre unito le persone di tutto il pianeta, è una lingua che capiscono tutti. Comunque, al di là del nome e del suo interesse verso il calcio, credo che sia importante il modo meraviglioso in cui Papa Francesco fa e dice le cose.

Quali sono le caratteristiche che la colpiscono del Pontefice?

Ci sarebbe tanto da dire, un lungo elenco di pregi, perché è una figura che mi è piaciuta da subito. Sicuramente vedo in lui la semplicità: il suo è un ruolo enorme, importantissimo, però Papa Francesco appare davvero come uno di noi, in ogni gesto si vede che è naturale e che vuole avvicinarsi alla gente. Nella vita le cose belle sono quelle genuine e lui è così, poi nei suoi occhi vedo bontà e senso di giustizia, secondo me sono fatte in questa maniera le persone che vogliono rendere migliore il mondo e Papa Bergoglio merita tutta la nostra fiducia.

Cosa ricorda dell’incontro che ebbe con il Santo Padre?

Avevo il cuore che batteva forte. Di solito sono gli altri, soprattutto i nostri tifosi, ad essere emozionati quando mi incontrano, ma in fondo l’unica cosa speciale che so fare io è giocare a pallone. Parlare con un Papa è diverso, è un’esperienza unica. Lui però ci ha messo subito a nostro agio, gli sono bastati una battuta e un sorriso. Trasmette un senso di pace e di serenità, lo fa in un istante. E’ gentile, cordiale, ma secondo me è allo stesso tempo una persona molto forte. Avendo avuto l’onore di conoscere anche San Giovanni Paolo II ( altro momento incredibilmente importante per me) posso affermare quanto sia  bello che il cuore della Chiesa batta nel petto di uomini come loro, così grandi.

Che rapporto ha con la fede?

Un rapporto profondo. Ho sempre dato grande importanza a certi gesti, dal segno della croce alla preghiera. Fede è credere a cuore aperto e senza condizioni. E’ anche per questo che le parole “fede” e “fiducia” sono così simili, no? L’uomo non è nato per caso e la fede gli indica la strada. Io poi ho avuto tanta fortuna e per questo, oltre che credere, ringrazio Dio per quanto ho avuto, inoltre cercherò sempre di condividere col prossimo parte di quanto di buono mi è stato dato.

C’è stato un momento della sua vita in cui ha sentito più forte la mano di Dio?

Sì, in diverse occasioni. Soprattutto quando sono nati i miei figli: credo siano stati i due momenti più belli della mia esistenza, quelli che mi hanno reso felice e realizzato. E’ un discorso di amore. L’amore per i nostri cari e soprattutto per i figli penso sia simile a quello che Dio nutre per noi, perchè fede ed amore vanno a braccetto. Provano a spiegarlo e a scriverne in parecchi…  ma alla fine l’amore è un dono di Dio.

Molti suoi colleghi hanno cominciato a tirare i primi calci all’oratorio, è capitato anche a lei?

In realtà i primissimi calci al pallone li ho dati sotto casa, con gli amici del quartiere. Era un pensiero fisso quello di andare a giocare, cercavo di finire i compiti in fretta per scendere e raggiungerli. Poi, persino quando ero da solo, mi esercitavo col battimuro, come dico spesso è un ottimo modo per fare pratica e migliorare la propria tecnica. Comunque pure l’oratorio può essere un fantastico posto per cominciare a giocare a pallone, facilita la conoscenza con altri ragazzi e permette di stare assieme e divertirsi in maniera sana in un ambiente sicuro, quindi lo consiglierei certamente.

Sente la responsabilità nell’essere considerato un modello sportivo per le nuove generazioni?

Sì, senza dubbio. E’ un onore ma anche una responsabilità grande e dobbiamo rendercene conto. La fama è un mezzo potente,  va usato in maniera costruttiva. Noi calciatori, come anche i cantanti e gli attori, in quest’epoca alle volte siamo considerati un po’ degli idoli, soprattutto dai più giovani. Quindi dobbiamo cercare di avere un comportamento corretto in campo e di diffondere pensieri positivi. Ad esempio sul mio sito internet ufficiale, www.francescototti.com ,si affronta spesso il tema della solidarietà proprio nella speranza che diventi una sana abitudine di tutti quella di aiutare il prossimo quando se ne ha la possibilità.

Cosa auspica per il suo futuro di uomo e di campione?

Ho avuto la possibilità di realizzare i miei sogni: la mia famiglia mi è sempre stata vicino, ho una moglie e dei figli meravigliosi, il mio lavoro è lo sport più bello del mondo e sono diventato Capitano della squadra per cui ho sempre tifato, giocando tutta la carriera nella città in cui sono nato. Quello che conta per me è non cambiare modo di pensare, non lasciare che tutto quello che ho avuto mi renda una persona diversa. Bisogna conservare il piacere per le piccole cose, quelle semplici e sane. L’unica cosa che chiedo a me stesso, a Totti, è di rimanere sempre, nell’anima, il Francesco che sono stato per tutta la vita.