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Zio Tom e l’Olimpico: cronaca di una serata tra gioia e delusione (FOTO)

(di Mirko Porcari) – “Beautiful”. Difficile riassumere con una semplice parola lo spettacolo di ieri sera:

Redazione

(di Mirko Porcari) - “Beautiful”. Difficile riassumere con una semplice parola lo spettacolo di ieri sera:

Thomas DiBenedetto aveva assaggiato l’amore del pubblico romanista grazie alla rappresentanza di Bratislava, poche ore dopo il closing ufficiale. L’Olimpico, però, è un’altra cosa: “Beautiful” l’emozione ripetuta guardando la Sud e dei colori mai visti, un bagno di folla come l’inizio perfetto di una serata da protagonista.

L’INIZIO - Saluti e baci in tribuna, la sensazione piena di essere al centro di un nuovo mondo, una consapevolezza crescente giorno dopo giorno: stretta di mano con Fenucci e sguardo d’intesa con Baldissoni, l’inizio dello zio Tom è all’insegna dei buoni propositi. Lo stato maggiore romanista è al completo, dopo mesi di incognite e passi falsi, si concretizzano i volti della neonata società.

Non parla, sussurra: “Beautiful” la curva, il cuore di tutto, è fantastica anche da questa angolazione, una festa che esplode voce su voce. Il ricordo è nelle foto, scattate a ripetizione da un telefonino, qualcosa da portare per sempre con sé. Nonostante il silenzio di fronte alle polemiche, c'è tutta la curiosità di sapere chi scenderà in campo: le pressioni, la piazza, Luis Enrique e la sua filosofia, cose scoperte negli ultimi tempi, spesso assorbite più per necessità che per vera vocazione.

Prima di tutto c'è la Roma e la Roma è Totti: l'occhio va sulle formazioni ufficiali, il volto dipinge un sollievo liberatore nel leggere il nome del capitano giallorosso nell'undici iniziale. "Good" si lascia sfuggire, mentre tutti i pezzi sembrano incastrarsi alla perfezione verso sensazioni positive per una partita che può decidere buona parte del futuro.

LA GARA - Dal baseball al calcio, un passo più breve di quanto si possa pensare: i gesti e la mimica sono da spettatore consumato, di chi frequenta da una vita gli stadi e conosce bene le dinamiche dello sport. Il gol di Simone Perrotta è per rompere il ghiaccio, un aperitivo sfizioso sognando la goleada. C'è sempre il telefonino, pronto ad immortalare la gioia della Curva Sud, l'ennesimo cadeau personale da conservare gelosamente.

"Beautiful" enient'altro, combattuto tra la tensione e la leggerezza del tifoso comune: azzerato il dialogo, Fenucci e Baldissoni che ne osservano i movimenti, la tribuna che si trasforma in una costola della curva. Scivola via la gara, fioccano le occasioni da gol e inizia ad intravedersi un'embrionale impianto di gioco. Manca il cinismo, la squadra è giovane ed è interessante analizzare la conduzione di Luis Enrique: quando il tecnico spagnolo si dispera per una rete fallita da Bojan, lo zio Tom inscena un'imprecazione che contrasta con il consueto aplomb, riscoprendosi più coinvolto che mai. C'è la storia della Roma a scrivere il resto: il solito epilogo da rimuovere dalla mente, l'ennesima pagina nera da affiancare alle delusioni patite con i vari Liverpool, Slavia Praga e Manchester United.

 

"Serve pazienza" il dopo fallimento è uno stillicidio: sorrisi tirati e frasi di circostanza, quel "Beautiful" cancellato dalla durezza della realtà, la prima romana che suona come una lezione. Oltre alla squadra, c'è da costruire una corazza bella robusta, del resto se il buongiorno si vede dal mattino...