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Le tante spine della Roma

Come si fa ad alzare coppe e trofei se ogni anno si continua a cedere un pezzo pregiato della rosa?

Redazione

La Roma e le sue strategie, un andamento in simbiosi. Fatto di alti e bassi, di successi importanti ma anche di clamorosi flop. La squadra, a livello di rendimento, si è mossa in questi ultimi anni come la politica della società: intuizioni geniali ma anche numerosi errori. Fatalità, destino, sfortuna, certo. Si è sempre desiderato fare il meglio per la Roma, questo è fuori discussione. Ma come spiegare una serie di strategie rivelatesi ben presto sbagliate fino al limite di un seppur involontario masochismo? Tralasciando gli errori del primo periodo (quello cioè, dell'èra Baldini e Luis Enrique), anche le ultime mosse non hanno certo condotto ai risultati sperati. Prendiamo il caso Nainggolan. Un rinforzo di gennaio azzeccatissimo, certo. Ma ora si rischia di rovinare tutto, con l'acquisto della seconda metà del cartellino del belga che molto probabilmente, stando alle ultime notizie, non verrà onorata. Come si fa ad alzare coppe e trofei se ogni anno si continua a cedere un pezzo pregiato della rosa? E poco importa se Nainggolan sia sempre il migliore in campo da tempo immemore, corra più di tutti i suoi compagni, sia artefice di un impegno eccezionale da vero professionista che esce dal prato verde dell'Olimpico con la maglia sempre sudata. Lotta su ogni pallone, Radja Nainggolan, ma la Roma, incredibile ma vero, sembra non abbia messo in preventivo di accontentarlo economicamente. Manca non solo l'intesa col Cagliari per l'altra metà del cartellino, ma persino non si vuole riconoscere al giocatore un (meritatissimo) adeguamento contrattuale. Quei soldi si preferisce (o si è preferito, in un recente passato) riconoscerli invece a chi, da molto tempo, è autore di una serie di prestazioni sconcertanti o magari a chi gioca una partita bene e cinque male. Insomma, Nainggolan, no grazie. Un vero paradosso. Non sarebbe stato poi meglio, a suo tempo, fissare col Cagliari un prezzo per l'acquisto a titolo definitivo di Nainggolan, in modo così da non farsi prendere per la gola dal (prevedibile) gioco al rialzo dei sardi? E ancora: non sarebbe stato meglio cedere Destro al Milan con un "obbligo" di riscatto e non con un semplice "diritto", in modo da scongiurare che il giocatore, dopo un anno, potesse tornare a Trigoria senza che la Roma potesse così guadagnarci neppure un euro? Il Milan non era disposto ad accettare questa formula? Benissimo, allora niente Destro, ci dispiace. Anche perché, ora, il timore è uno solo: che Destro, domani, nella sfida di San Siro, possa magari segnare un gol alla Roma. Sarebbe una beffa in pieno stile-Roma. Non vuole essere una previsione jettatoria, per carità. Ma il guaio è che la storia romanista è piena di questi episodi al limite del paradossale, come i tifosi di vecchia data ben sanno. Incrociamo le dita.