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Stadio Roma, si va a rilento: occhi puntati sulle fideiussioni di Parnasi

(romapost.it – A.Stabile) Ancora tempi lunghi per mettere al sicuro la vendita del terreno di Tor di Valle dove la Roma vuole costruire il  suo nuovo stadio.

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(romapost.it - A.Stabile) Ancora tempi lunghi per mettere al sicuro la vendita del terreno di Tor di Valle dove la Roma vuole costruire il  suo nuovo stadio. Ieri, al tribunale fallimentare di viale delle Milizie, si è svolta un’udienza interlocutoria che ha visto la partecipazione dei legali della Sais di Antonio e Gaetano Papalia, società che ha venduto per 42 milioni l’area alla Eurnova di Luca Parnasi a giugno e che, subito dopo, ha chiesto il concordato preventivo per evitare il fallimento. La vendita del terreno, come spiegato in passato da Roma Post, sarà al sicuro solo quando il concordato verrà omologato. In caso contrario la Sais fallirebbe e anche la vendita di Tor di Valle, pur avvenuta in precedenza, salterebbe.

Il concordato, che deve tutelare i creditori della Sais (tra i quali c’è Equitalia), quasi certamente verrà concesso ma il giudice delegato Umberto Gentili sta prendendo tempo per fare le cose al meglio ed evitare che, una volta omologato il concordato, possa saltare tutto per insolvenza da parte della Sais. Ieri, e questa non è una buona notizia, non si è arrivato ancora a vedere il traguardo e c’è stato un ulteriore rinvio di un altro mese: il nodo della questione è proprio Parnasi che, con i 42 milioni che sta mettendo sul tavolo, “finanzierà” la Sais per pagare i propri debiti. Il giudice però vuole essere certo che, qualora Parnasi non riesca a onorare puntualmente gli impegni (il contratto di vendita con Papalia prevede un pagamento dilazionato con rate che cresceranno nel corso del tempo. La prima rata consistente sarà in primavera), la Sais non si ritrovi a non poter pagare i propri creditori facendo saltare tutto. Il “debitore del debitore”, ovvero Parnasi, è l’ago della bilancia.

I dubbi del giudice. A quanto ci risulta il pagamento rateale della Eurnova di Luca Parnasi sarebbe garantito da fideiussioni di Parsitalia, che è la capogruppo dello stesso Parnasi. In questo modo però è come se Parnasi garantisse se stesso: cosa assolutamente lecita, ma che potrebbe bloccare il flusso di liquidità necessaria all’operazione. Una fideiussione bancaria avrebbe garantito comunque, in caso di ritardi nei pagamenti da parte della Eurnova, una disponibilità di denaro liquido che invece la soluzione scelta da Parnasi non garantirebbe in tempi immediati a Papalia. Per questo il giudice delegato Gentili, prima di passare alla votazione per l’omologazione del concordato, vuole un piano che dia più garanzie senza il rischio di un’insolvenza che sarebbe drammatica.