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La solitudine di Pallotta contro idioti e insensibili

Quello che, forse, non aveva immaginato è che al suo gesto intelligente e coraggioso seguisse un silenzio assordante dei vertici istituzionali del calcio

Redazione

E' possibile che nel suo ufficio di Boston, James Pallotta abbia accolto con un'alzata di spalle l'immagine dell'ultimo sfregio: lo striscione in inglese (?) appeso fuori da Trigoria per insultarlo. Un passo avanti rispetto al lenzuolo esposto a Torino sempre dai suoi tifosi, che hanno fatto dell'"Idiots" quasi un marchio e, in generale, una consuetudine nel nostro calcio. Pallotta non è il primo e non sarà l'ultimo dirigente colpito da fuoco amico e a qualche colleghi in passato è andata anche peggio, come dimostrano gli atti di alcuni processi nei tribunali d'Italia e le scorte di cui si servono presidenti e amministratori. Che la Curva Sud non prendesse bene la decisione di strappare e non presentare ricorso contro la squalifica per cori e striscioni di Roma-Napoli, insomma, il buon James l'aveva messo in conto. E lo stesso aveva fatto rispetto alla grancassa dell'informazione più o meno neutra che circonda la società.

Quello che, forse, non aveva immaginato è che al suo gesto intelligente e coraggioso seguisse un silenzio assordante dei vertici istituzionali del calcio. Se cercate una qualsiasi dichiarazione da Figc o Lega Calcio risparmiate la fatica: nulla. E niente nemmeno da altri dirigenti, anche quelli che a parole si sono sempre schierati contro, vestendosi da paladini della lotta alla violenza e maleducazione da stadio. Neanche una riga a fondo articolo. Niente. Addirittura Garcia, che di Pallotta fino a prova contraria è un dipendente, ha evitato di entrare nel merito della questione preferendo un generico attacco ai sistemi della giustizia sportiva italiana ed evocando il "modello straniero", quello buono per tutte le occasioni.

Ovviamente anche noi, come Garcia, faremmo a cambio subito tra la serie A e la Premier League, giusto per fare un esempio a caso. E ci prenderemmo tutto: la commissione al posto del giudice unico (come vuole Garcia) e i club che i tifosi razzisti li perseguono, denunciano e bandiscono a vita dai propri impianti (come il Chelsea solo per restare all'ultimo caso). Difficile pensare che il francese dire le stesse cose a Londra, ma anche a Dortmund o Monaco di Baviera. Più facile immaginare Pallotta inserito in quel contesto e non nel nostro. Dove in attesa del pugno duro annunciato dalla Figc ci teniamo quelli come Garcia e i dirigenti dell'Atalanta, felici a braccetto con il Bocia. Tutti gli altri zitti. Sia mai che la prossima volta non capiti a loro.