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Serie A in infermeria. Big pieni di acciacchi

(repubblica.it – S.Sacchi) L’ultimo della lunga lista degli indisponibili è Forlan: uno stiramento alla coscia destra lo terrà fuori almeno due settimane.

Redazione

(repubblica.it – S.Sacchi) L'ultimo della lunga lista degli indisponibili è Forlan: uno stiramento alla coscia destra lo terrà fuori almeno due settimane.

Tra infortunati e giocatori reduci da acciacchi in Serie A, si potrebbe allestire una formazione in grado di vincere la Champions League. In porta Julio Cesar, in difesa Abate, Mexes, Ranocchia e Chivu. In mezzo al campo Gattuso, Thiago Motta e Flamini. Dietro le punte, Totti. In attacco Klose e Pato con Cavani, Forlan, Gilardino, Miccoli e Lavezzi possibili alternative. Una formazione di lusso composta da calciatori che non giocheranno alla ripresa del campionato oppure rientreranno dopo aver smaltito acciacchi di varia natura. A questa rosa di tutto rispetto si può aggiungere anche Balotelli, il numero uno degli italiani d'Inghilterra che settimana scorsa a causa del mal di schiena ha lasciato il ritiro della Nazionale. Un diluvio di strappi, stiramenti, distorsioni e risentimenti già all'inizio di ottobre. Con allenatori sulla graticola o già esonerati anche perché manca la materia prima. L'affollamento in infermeria ha contribuito alle partenze lente di Inter e Milan. Il derby di Roma sarò privo dei giocatori più rappresentativi delle due squadre capitoline. Da anni gli esperti si interrogano sui motivi di questa grandinata. Piero Volpi, chirurgo ortopedico, ex medico dell'Inter e consulente Aic, ha individuato molteplici cause. Tra queste: le preparazioni estive delle grandi squadre che ormai non si svolgono più in un posto fisso tra Dolomiti e Val d'Aosta per tre-quattro settimane, ma sono diventate itineranti tra triangolari e quadrangolari amichevoli con le big internazionali; la difficoltà fisiologica di recuperare giocando ogni tre giorni tra campionato, coppe e nazionali; un eccessivo irrobustimento muscolare di molti calciatori, fonte di problemi per fibre e tendini. Da ultimo, il dottor Volpi ha suggerito un'altra spiegazione molto interessante: "Da quando le rose delle grandi squadre si sono ampliate fino a 25-30 elementi, gli allenamenti sono diventati intensi come le partite perché molti calciatori si giocano il posto ogni giorno. E questo alla lunga usura". Per spiegare il fenomeno si ricorre spesso a un altro fattore, tutta italiano: l'eccesso di pressione che grava sul nostro calcio. "E' vero, anche questo influisce", conferma Stefano Tirelli, docente di scienze motorie all'università Cattolica di Milano e conoscitore del calcio inglese (ha collaborato con Mourinho al Chelsea e con Capello in Nazionale e segue alcuni calciatori di prima fascia della Premier League). "In Italia c'è un'esigenza frenetica di risultati. Proviene da media, tifosi e società e si trasferisce sui calciatori che inconsciamente accumulano stress. Le dichiarazioni degli ultimi giorni di Cassano e Ibrahimovic sono sintomatiche. E questa situazione di continua tensione psicologica si trasferisce su muscoli e tendini. Basta vedere l'atteggiamento della gente negli stadi della Premier League. Non c'è l'isterismo che spesso caratterizza il tifo nei nostri impianti. E anche i club hanno strategie meno condizionate dal breve periodo, conseguenza dell'atteggiamento mentale anglosassone proverbialmente improntato al self-control. Ma forse anche lì sta cambiando qualcosa, a causa dell'ingresso di molti proprietari stranieri che portano altre culture. Basta vedere l'esonero di Carlo Ancelotti ad opera di Abramovich, a pochi mese dalla conquista dello scudetto". Il rimedio possibile, secondo Tirelli, è un approccio diverso al lavoro durante la settimana: "Bisogna capire che ormai i calciatori delle grandi squadre si allenano durante le partite". Qualcosa di simile ai metodi utilizzati da Mourinho e dagli allenatori della nuova generazione con le sedute da una gara all'altra dedicate a recuperare le forze e affinando tecnica e tattica, usando quasi solo il pallone. E un altro possibile rimedio è sotto gli occhi di tutti: l'inizio dell'era dei piccoletti. I terribili brevilinei del Barcellona (Messi, Iniesta, Sanchez e Xavi), ma anche i loro sempre più numerosi emuli in Serie A: Giovinco, Gomez, Maxi Moralez, fino al baby Lorenzo Insigne talento dell'Under 21 e del Pescara di Zeman in B. Senza dimenticare Cassano e Giuseppe Rossi che non sono giganti. Fisici meno potenti e quindi meno soggetti alle ammaccature dei Suv che hanno cominciato a intasare i campi a partire dagli anni '90. "E' la selezione naturale conseguenza di un calcio sempre più veloce. E, a certi ritmi, la rapidità serve più della potenza". Meno chili e centimetri per meno infortuni. Ecco l'equazione che potrebbe svuotare le infermerie. E allo stesso tempo distribuire più sorrisi sugli spalti.