(Ansa) - Realista, non integralista. Alla vigilia della delicata trasferta in casa dell'Inter, Luis Enrique respinge l'etichetta di allenatore coi paraocchi ben sapendo però che, in assenza di risultati, sarà decisamente complicato
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Senza risultati la fiducia cala, Luis Enrique: “A Milano per battere l'Inter”
(Ansa) – Realista, non integralista. Alla vigilia della delicata trasferta in casa dell’Inter, Luis Enrique respinge l’etichetta di allenatore coi paraocchi ben sapendo però che, in assenza di risultati, sarà decisamente...
portare a termine quel progetto rivoluzionario che la nuova Roma gli ha affidato. «Nel calcio non c'è pazienza: sono i risultati che comandano, e se non arrivano la fiducia cala - ha ammesso il tecnico spagnolo -. Credo sia molto importante, quando si vuole impostare un progetto nuovo, che la persona scelta per portarlo avanti venga sostenuta, e io mi sento totalmente sostenuto».
«C'è una relazione franca con la società - ha quindi aggiunto -: il giorno in cui non riterranno più che io sia la persona adeguata, verranno a dirmelo e risolveremo tutto rapidamente e senza problemi. Non ho alcuna intenzione di rimanere aggrappato alla panchina. Sono qui per passione e per trasmettere le mie idee calcistiche. Vorrei poter rimanere almeno per i due anni di contratto, ma ovviamente dipenderà tutto dai risultati».
Ecco perchè l'appuntamento di San Siro, dopo l'eliminazione dall'Europa League e il passo falso col Cagliari all'esordio in campionato, è già di quelli da non fallire. «L'Inter non ha iniziato bene la stagione proprio come noi, ma non sarà facile - ha spiegato Luis Enrique -, è una squadra di livello, ha vinto la Champions, Gasperini è un grande allenatore e ha ottimi giocatori. Sarà un importante test per vedere se siamo cresciuti. Noi andiamo a Milano per fare una bella partita e uscire dal campo con una vittoria».
I tre punti, d'altronde, non servirebbero solo a rassicurare l'ambiente, ma permetterebbero allo spagnolo di lavorare con maggiore serenità. Come diceva Mark Twain, infatti, «un uomo con una nuova idea non è tranquillo finchè non la realizza», e finchè Luis Enrique non avrà dimostrato la bontà del proprio progetto tecnico si sentirà costantemente in bilico. Progetto che però non necessariamente resterà inalterato a dispetto di tutto e tutti. «Cambiare modulo? Non escludo di farlo - ha confessato 'Luchò -. Non sono un allenatore che fa giocare la squadra con un solo schema di gioco. Cerco sempre di adattare le mie idee ai giocatori che ho a disposizione, ma ad oggi continuo ad avere fiducia nel mio sistema e ritengo che possa ottenere buoni risultati con questa squadra».
«Credo in questo modello, è per questo che mi hanno scelto e non cambierò idea dopo 3-4 partite storte - ha poi sottolineato -. Cercherò sempre di giocare con minimo tre attaccanti, e in qualche partita ne potremo vedere anche di più». Anche se al momento, uno dei grandi problemi della Roma è rappresentato proprio dalla grande fatica sotto porta, come ammesso dallo stesso tecnico: «Cosa manca per fare risultato? Fare un gol in più dell'avversario, già questo sarebbe sufficiente». Ma non riavvicinando Totti all'area di rigore: «Credo che la nuova posizione sia ottima per Francesco, può sia segnare sia fare l'ultimo passaggio». E il vero dubbio di formazione sarà su chi sfrutterà gli assist del capitano giallorosso. Con difesa e centrocampo che sembrano reparti più o meno confermati rispetto alla gara col Cagliari (in partenza l'unico avvicendamento dovrebbe essere nel ruolo di terzino sinistro tra lo squalificato Josè Angel e Taddei), sarà infatti il tridente offensivo a cambiare. Borini e Borriello scalpitano per una maglia da titolare, ma difficilmente Luis Enrique boccerà sia Bojan che Osvaldo. «In campo cerco di mettere sempre l'undici che ritengo migliore a prescindere dall'avversario» l'unica indicazione fornita da Luis Enrique prima della partenza per Milano.
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