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Rosella Sensi: “Mou ha dato identità alla squadra. Mi piacciono i Friedkin”

LaPresse

Le parole dell'ex presidentessa giallorossa: "Per quanto riguarda l’incarico da dirigente, io con Totti avrei potuto lavorare anche fianco a fianco ma è giusto e normale che ogni presidente faccia le proprie scelte"

Redazione

Rosella Sensi torna a parlare della sua Roma. L'ex presidentessa giallorossa lo ha fatto alla trasmissione “Il diabolico e il divino” in onda su NSL, parlando dello Stadio e di José Mourinho. Queste le sue dichiarazioni:

Come giudichi l’inizio di stagione della Roma e l’impatto di José Mourinho? Siamo a punteggio pieno quindi mi sta piacendo molto, mi piace quello che ho visto e mi piace l’allenatore per l’identità che ha dato alla squadra e per l’attenzione alla mentalità ha saputo portare al gruppo. Credo che la strada sia quella giusta per costruire qualcosa di importante.

Si può fare un paragone tra Mourinho e Capello per l’impatto? Sicuramente entrambi rappresentano il top degli allenatori quindi sì, ma da tifosa e persona scaramantica preferisco incrociare le dita e sperare nel bene della Roma senza mettere troppa pressione sull’ambiente.

Per la prima presidentessa donna in Italia, è stato difficile gestire il rapporto con gli altri presidenti? Dal momento della quotazione in borsa sono stata nominata amministratore delegato. Le occasioni principali di incontro erano le riunioni di lega, in cui inizialmente era un po’ insolito vedere la figlia di Franco. I momenti più particolari erano le occasioni in cui si incontravano le dirigenze delle squadre europee, come da consuetudine, prima delle partite di champions ed in alcune occasioni qualche presidente è rimasto un po’ sorpreso. Forse i nostri da questo punto di vista sono stati più aperti e disponibili.

Una prima impressione sul lavoro dei Friedkin? Ti hanno contattato in quanto ex presidente? Mi piacciono molto i Friedkin per la loro presenza, ma non voglio dare consigli; voglio solo seguire la squadra e tifare per loro, che è l’unica cosa che posso fare da ex presidente e da tifosa. Non c’è ancora stata occasione di conoscerci, anche per il periodo complicato che stiamo attraversando.

Sono piovute critiche sulla gestione della romanità all’interno della società e della squadra. Tu cosa ne pensi? Nonostante io sia romana e romanista e abbia sempre difeso la romanità, per chi vuole bene alla Roma la cosa più importante è lasciar lavorare società e squadra in serenità, senza cercare cavilli a cui attaccarsi per criticare e sostenendo le loro decisioni per il bene della Roma.

Cosa pensi della nuova carriera di Totti? Che ruolo avevi pensato per lui in società? Io credo che Francesco abbia intrapreso un percorso molto importante e molto interessante e gli faccio i complimenti pubblicamente. Non so se sarebbe la cosa più giusta per lui lasciare questo incarico ora che ha iniziato un percorso di questo tipo. Per quanto riguarda l’incarico da dirigente, io con Francesco avrei potuto lavorare anche fianco a fianco ma è giusto e normale che ogni presidente faccia le proprie scelte.

Com’è stato il rapporto tra Spalletti e lo spogliatoio sotto la tua gestione? Con Totti? Se anche ci sono stati degli attriti durante la prima gestione Spalletti non voglio dirlo. Comunque io credo che la società durante la seconda gestione avrebbe dovuto gestire in maniera diversa la situazione, poichè gli aspetti caratteriali che prescindono dal punto di vista professionale non sempre sono visibili ma possono ripercuotersi sulla squadra e sull’ambiente.

Capitava che dovessi entrare nello spogliatoio per strigliare la squadra? Quale era la reazione dei ragazzi? Tempestilli avvertiva sempre del mio arrivo ed è capitato che qualche volta si stranissero perché una giovane donna entrava in uno spogliatoio e iniziava a strillare, ma avevo un bel team di dirigenti che mi aiutava in queste cose.

Quando ripensi a Roma Inter 2-1, cosa ti viene in mente? Mourinho ci ha dato tanti dispiacere ma spero che nei prossimi anni ci porti tante gioie. Mi fa piacere sentir dire che la Roma era un contesto semplice, perché in effetti era una Roma formata da professionisti che univano competenza e passione.

Qual è la tua idea sulla questione stadio? Credo che sia necessario che la Roma faccia il proprio stadio come tutte le squadre del mondo e credo che i Friedkin arriveranno a dama su questo argomento, realizzando il sogno che era già del presidente Viola e poi di mio padre e il mio.

Quanto è cambiato il calcio? Sicuramente c’è stata un’evoluzione conseguente anche all’evoluzione della comunicazione, in particolare per quanto riguarda i social. Sono diverse le componenti che hanno influito. L’unica cosa che fa sempre la differenza per la Roma sono i tifosi, come diceva sempre mio padre. Questi sono i valori che il calcio deve continuare a mantenere.

Preferiresti arrivare in Champions League o vincere la Coppa Italia? Io non sono una che si accontenta… c’è indubbiamente la necessità di dare tempo al presidente e di mantenere un atteggiamento di ottimismo. Potrebbe arrivare anche qualcosa in più, ma non è il risultato di quest’anno ciò che conta di più ma il progetto Roma.

Se potessi scegliere una partita della Roma che hai vissuto da rigiocare, quale sceglieresti? Ce ne sono diverse,  così a caldo mi viene in mente Roma – Samp. Manchester – Roma è un brutto ricordo ma d’altronde con venti anni di esperienza dentro Roma ce ne sono tanti di momenti che vorrei rivivere per cambiarne l’esito.