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Roma, storie di esordi e saldi invernali

(di Mirko Porcari) – Lunga storia, quella degli esordienti “invernali”, intuizioni o abbagli nella speranza di rinforzare la squadra:

Redazione

(di Mirko Porcari) - Lunga storia, quella degli esordienti “invernali”, intuizioni o abbagli nella speranza di rinforzare la squadra:

negli ultimi anni, la Roma ha conosciuto qualche soddisfazione e molte delusioni, spesso sbarcate nella capitale con un’aurea mistica e immediatamente ricacciate nell’oblio di una campagna di rafforzamento da dimenticare. L’esordio, poi, è sempre stato l’ago della bilancia: pochi minuti o partite intere, il popolo giallorosso ha sempre avuto bisogno di piccoli spunti per innamorarsi o “bollare” un giocatore.

 

Di Vincent Candela, per esempio, si era capito tutto e subito: con il Vicenza la prima romanista, un matrimonio destinato a durare con tanto di sigillo tricolore. Era andata bene al coriaceo Franco Sensi, impegnato in una trattativa ad oltranza con i francesi del Guingamp: per non farsi mancare nulla, il presidente prese anche Omari Tetradze (anche per lui il battesimo giallorosso con il Vicenza), un’altra meteora destinata a perdersi nella galassia delle possibilità. Era il 1997, la Roma che stava nascendo sarebbe passata anche per i rinforzi invernali.

Antonio Carlos Zago, dal Corinthians, è stato l’ultimo brasiliano “last minute” a regalare sorrisi ai tifosi: l’inizio non fu dei migliori (espulsione contro il Lecce) ma la storia racconta di un’intesa unica con il connazionale Aldair, colonne di una squadra destinata a vincere.

Brividi per Fabio Junior, “l’uragano” da trenta miliardi arrivato nel gennaio del ’99 come “regalo” di Sensi a Zeman. Poco importava se il boemo avrebbe preferito Shevchenko, il fascino carioca del bomber di Manhuaçu avrebbe sicuramente riequilibrato le gerarchie a suon di gol e giocate spettacolari. Il pacco, tipico esempio di “affare da saldi invernali”, vede per la prima volta il campo nel naufragio (3-1) dei giallorossi a Venezia, il prequel giusto ad un film caratterizzato da poca azione e zero colpi di scena.

L’ennesimo tassello della Roma scudettata è Hidetoshi Nakata (nel gennaio del 2000 bussa alla porta di Trigoria anche Paolo Poggi): dopo le scintille con il Perugia, il suo arrivo nella Città Eterna è il preludio al Giubileo ma il dualismo con Francesco Totti lo ingabbia in una condizione da “dodicesimo uomo”. L’esordio con il Verona lo catapulta in una realtà straordinaria (“semplicemente fantastica”), il gol a Torino contro la Juventus (nell’anno dello scudetto) è uno dei ricordi più vivi che legano il giapponese alla Roma.

L’intuizione del 2002/2003 è Olivier Dacourt (che arriva in tandem con Massimo Marazzina), granitico centrocampista arrivato dal Leeds: la gara interna contro il Chievo non è di certo la prima che sognava (0-1 per i clivensi) ma le 76 gare con i giallorossi testimoniano un apporto non indifferente nel corso delle (quasi) tre stagioni nella capitale.

L’anonimato e il semi-immobilismo nel mercato invernale durano per diverso tempo in casa Roma (un cenno, forse, lo merita lo svedese Wilhelmsson, arrivato nel 2007 con Francesco Tavano e apprezzato più per la compagnia femminile che per le prestazioni in campo), un salto avanti nel tempo che porta da Abel Xavier (si, il portoghese dalla capigliatura improponibile ha passeggiato per il Bernardini nel campionato 2004/2005) a Luca Toni (passando per Marco Motta e Souleymane Diamoutene): l’approdo in giallorosso è di quelli che fanno rumore, un rinforzo di qualità per il sogno di rincorsa ai danni dell’Inter capolista. Al Sant’Elia di Cagliari c’è il primo tassello di un amore fugace: pochi mesi e poi via, ma è ancora lui l’ultimo rinforzo invernale di qualità. In attesa di Marquinho.