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Roma, sempre in attesa di quella maledetta ultima pallina..

Non è stato derby per Napoli, Inter e Torino. Lo è stato per la Roma, i viola dell’ex Montella in un doppio, beffardo match fratricida

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Beati gli ultimi, perché saranno i primi. Questo devono aver pensato i tifosi romanisti dopo il terribile sorteggio della fase a gironi di Champions, nell’agosto scorso. Bayern, Manchester City, CSKA Mosca. Un girone di ferro ad agitare i sonni dei supporters capitolini. Roma sorteggiata per ultima: il suo nome svelato alla fine, quando tutte le altre trentuno squadre in lizza, già conoscevano il proprio destino. Poi le cose sono andate forse come dovevano andare e alla speranza è seguita la delusione per un addio così prematuro alla coppa più prestigiosa. Oggi, 27 febbraio, ci risiamo. Corsi e ricorsi storici. Ancora una volta la Roma è stata sorteggiata per ultima. Dall’urna di Nyon, il nome della squadra che porta in Europa il nome e i colori della Città Eterna, è uscito fuori quando ormai la pallina giallorossa era rimasta sola soletta all’interno dell’infernale giostra predisposta da Dudek, Marchetti e Infantino. E tutti i tifosi della Roma, per la seconda volta lì, a sudare le sette camicie, sempre in attesa di quella maledetta, ultima pallina.

Via via, come a sfogliare la più ansiogena di tutte le margherite: niente Everton; niente Zenit. E poi via anche Torino, Inter e Napoli. Ma ancora una volta, non avevamo fatto i conti con la fatidica, ultima pallina. Roma a chiudere il giro, accoppiata con la Fiorentina. Non è stato derby per Napoli, Inter e Torino. Lo è stato per la Roma, i viola dell’ex Montella in un doppio, beffardo match fratricida. Sfida in Europa contro un’altra squadra italiana: alla Roma era successo solo un’altra volta, nella storia. Come in quel lontano maggio del 1991, quando l’Inter di Trapattoni sfilò la coppa ai giallorossi proprio sul più bello. All’andata a San Siro le acrobazie dell’arbitro russo Spirin e i gol di Berti e Matthaeus a punire oltremisura una Roma bella ma poco coraggiosa; al ritorno, la grande illusione dopo il gol di Rizzitelli, uno con la Roma nel sangue. Così come nel sangue, quella Roma, la avevano quella sera, settantamila spettatori all’Olimpico. E’ finita come sempre. Con la Roma a leccarsi le ferite, al termine di una nottata comunque da brividi. Oggi, quella ultima maledetta pallina, ci ha dato nuove emozioni. E anche nuove speranze. Con  l’auspicio che, almeno in questa occasione, l’attesa non sia stata vana. Fino all’ultimo, ad aspettare la Roma. Contro la Fiorentina stavolta c’è voglia di festeggiare un’impresa.