Finchè eravamo solo all’inizio, questa Roma l’hanno fatta giocare, squadra sublime che ha incantato tutta Europa, con la filosofia vincente di un allenatore di stile e la forza dirompente di undici atleti esaltati da un armonico spartito. Complimenti, smancerie, sorrisi e osanna.
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Roma, questi americani fanno paura
Una grande squadra e uno stadio di proprietà: miscela esplosiva pronta a far scoppiare il calcio italiano, ridefinendo gerarchie e rapporti di potere.
Tanto che anche i nemici, col loro fare falso e cortese, sono saliti sul carro. Quanti inchini per questa Roma, che quasi quasi qualcuno ci credeva. Attenzione però. Narra la saggezza degli antichi: “Timeo Danaos et dona ferentes” – come disse Lacoonte ai troiani. Ovvero: “temo i nemici (greci) anche quando portano doni”. Mai fidarsi delle lusinghe e degli ammiccamenti dei nemici. Perché, quando il gioco si fa duro, i duri incominciano a giocare.
Cinque ottobre duemilaquattordici: con la Roma, non si è più scherzato. Personalmente non avevo il ben che minimo dubbio e, pensate un po’, l’avevo anche scritto: sarà una stagione difficilissima per questa Roma – esternavo circa un mese fa- perché contrattempi e bastoni fra le ruote, trappole disseminate ovunque, dispettucci e provocazioni, sarebbero stati all’ordine del giorno. Eh, quanta paura di questi americani!
Da Boston hanno costruito una squadra forte, fortissima: e questo può anche passare; ma adesso, vogliono costruire anche uno stadio. Diavolo di un Pallotta, questo sembra veramente troppo, per i nemici della Roma. Una grande squadra e uno stadio di proprietà: miscela esplosiva pronta a far scoppiare il calcio italiano, ridefinendo gerarchie e rapporti di potere.
Questi americani, in fondo, avevano forse sottovalutato il problema: pensavano di essere negli Stati Uniti, culla di grande civiltà. Negli Usa, due più due, fa quattro. In Italia, no. In Italia le addizioni non le sanno, non le vogliono fare. E succede un pasticcio, come quello di Torino. La loro buona fede, il loro sincero entusiasmo, la passione. Messo a dura prova in una triste serata sabauda.
E non finisce qui. D’ora in avanti, sarà una stagione da vivere in trincea. Perché nulla, da oggi in poi, sarà facile per questa Roma che cominciava a far paura. Roma Capoccia, der mondo infame. Ecco perché, oggi più che mai, essere della Roma è un grande orgoglio.
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