(di Daniele Scasseddu) - E adesso viene il bello. Non per chi finora in questo «progetto» aveva creduto, non per chi aveva speso parole di elogio per un tecnico già messo da molti sulla graticola, ma per tutti gli altri.
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Roma, questa è la strada giusta ma ora serve continuità
(di Daniele Scasseddu) – E adesso viene il bello. Non per chi finora in questo «progetto» aveva creduto, non per chi aveva speso parole di elogio per un tecnico già messo da molti sulla graticola, ma per tutti gli altri.
I detrattori, i nostalgici delle minestre riscaldate, del catenaccio e contropiede: modello tipicamente italiano che Luis Enrique ha deciso di non seguire. Ora viene il bello, perché sarà interessante vedere in quale modo cercheranno tutti di salire in corsa sul carro guidato dall’asturiano che sembra, dopo la ripida salita, aver finalmente imboccato la discesa... anche se per il momento è ancora solo un falsopiano. La vittoria di Novara fa respirare la Roma di Luis Enrique e dopo la sosta per gli impegni delle nazionali, i giallorossi potranno contare anche sul rientro di Francesco Totti: il capitano recupererà definitivamente dalla lesione muscolare che lo ha tenuto fuori più di un mese e sarà a disposizione per la partita contro il Lecce. Intanto sono altri gli uomini che hanno riportato in carreggiata la Roma, si parla di Osvaldo, Bojan, ma anche di Gago, Pjanic e Stekelenburg.
NEL SEGNO DI OSVALDO E BOJAN -Vengono tutti e due da Barcellona: uno dall’Espanyol e uno dal Barça. E stanno portando talento e reti a una squadra ancora poco concreta. Osvaldo e Bojan, sono loro i due bomber attuali nella compagine giallorossa. L’oriundo finora ha collezionato cinque reti in dieci partite di campionato, cioè mezza a gara, che l’hanno proiettato in pianta stabile in azzurro: Cesare Prandelli, che lo aveva convocato per le partite contro Serbia e Irlanda del Nord (con tanto di esordio a Pescara), lo ha confermato per i prossimi impegni in Polonia e contro l’Uruguay all’Olimpico, il 15. Cinque gol, dicevamo, tutti su azione. Due di testa (contro Parma e Novara), uno di sinistro (contro la Lazio) e due di destro (contro Siena e Atalanta). Una curiosità: Osvaldo in trasferta ha segnato soltanto di testa. Le statistiche dicono che è un attaccante d’area, visto che ha confezionato i suoi cinque gol tutti all’interno dei sedici metri avversari. Luis, che l’ha voluto a tutti i costi a Trigoria, gli ha dato fin dall’inizio del campionato una fiducia infinita: Osvaldo è stato sempre presente e da titolare, con l’unica eccezione della trasferta in casa del Genoa (ma poi è subentrato).
Ha cambiato quasi sempre partner, una volta Bojan, un’altra Borini e un’altra ancora Borriello o Lamela, come accaduto a Novara, ma la sua titolarità non è stata mai messa in discussione. Dicono che non abbia tecnica raffinata, dicono anche che non ha grande rapidità ma i cinque gol smentiscono tutti e tutto. Bojan Krkic è l’uomo dell’ultimo mezz’ora. Se a Barcellona, però, lo spagnolo entrava per suggellare il risultato, a Roma è spesso chiamato a decidere la partita. È successo sabato a Novara, dove a Bojan sono bastati trenta minuti per sbloccare la partita e regalare alla Roma tre punti d’oro.
GAGO E PJANIC: CENTROCAMPO D’ACCIAIO - Che De Rossi sia un punto fermo della Roma di oggi e di domani non ci sarebbe neppure da dirlo: capitan futuro rinnoverà a breve il contratto che lo legherà a vita alla squadra giallorossa. Gradita sorpresa invece è rappresentata da due uomini che giorno dopo giorno stanno dimostrando quanta qualità possano apportare ad un centrocampo giallorosso che mai quanto ora ha bisogno di punti fermi. In due mesi Fernando Gago ha convinto tutti: Luis Enrique, i compagni e i tifosi. A fine agosto, però, non era proprio così: c'era chi non era sicuro che potesse servire, chi non credeva potesse essere compatibile con De Rossi, chi non lo riteneva idoneo al calcio predicato dal tecnico asturiano e chi pensava venisse per godersi un anno di vacanze romane «raccomandato» da Franco Baldini. Invece, è sbarcato a Roma e nessuno se ne pente. Dal suo approdo in pianta stabile tra i titolari, coinciso con il derby, Luis Enrique ha visto un centrocampo più stabile e quadrato rispetto a prima. Con la Roma ha riconquistato anche la maglia dell’Argentina.
«Pesa poco più di sessanta chili e in campo non ha mollato per un minuto, andando a dare fastidio agli avversari, giocando continuamente a calcio, mettendoci tutto quello che aveva». Così ne parla Luis Enrique. «E’ davvero forte, uno in grado con un tocco di far fuori l’avversario quando meno te l’aspetti»; così ne parla Totti. Il suo nome è Miralem Pjanic. Pagato 11 milioni di euro ai francesi del Lione, si sta rivelando un acquisto super: Luis Enrique lo ha utilizzato da mezz’ala o da trequartista e in entrambe le posizioni ha risposto alla grande, garantendo partecipazione al gioco, impegno, tocchi geniali e, soprattutto, assist. La prima perla, Miralem Pjanic, l’ha regalata alla quinta giornata quando all’Olimpico si è presentata l’Atalanta. Proprio in quella partita, peraltro, è iniziata la doppia funzione che il bosniaco ha svolto con grande impegno finora. L’ultimo assist invece contro il Novara nel secondo tempo, fondamentale ai fini del risultato finale. Ora a Pjanic, e il giocatore ci tiene tanto, è pronto per il primo gol con la Roma, lo aspetta, lo vuole fortemente. Gol che tra l’altro quest’anno in campionato ha già segnato, in Francia, Ligue 1, con la maglia del Lione ad agosto, prima di sbarcare a Trigoria. Anche con le punizioni Pjanic va forte: con il Milan un miracolo di Abbiati gli ha negato il gol, a Novara ci ha riprovato senza fortuna.
STEKELENBURG: ORA ROMA HA IL SUO PORTIERONE - "La Roma ha finalmente un portiere capace di vincere lo scudetto: grazie alla parata diStekelenburg su Meggiorini, la Roma ha costruito la vittoria a Novara. Se ci fosse stato Stekelenburg con Spalletti, la Roma uno scudetto l'avrebbe vinto. La squadra di Luis Enrique deve continuare così, rischia troppo, deve capire ancora gli equilibri, ogni tanto dà la dimostrazione di essere una squadra senza capo né coda perché lascia troppe occasioni agli avversari, ma è sulla strada giusta. Presto potrà diventare molto bella da vedere e vincente" . Con queste parole Massimo Mauro esalta la prestazione dell’estremo giallorosso contro il Novara. In effetti La sua parata vale come un gol. Negli spogliatoi del Silvio Piola la considerazione è stata unanime:«Abbiamo vinto la partita in quel momento».Senza la parata di Stekelenburg, che con la mano ha deviato quel pallone di Meggiorini che se ne andava dritto dritto in porta, Novara-Roma sarebbe stata tutt’altro. Ci aspettava di più. Ci si aspettava, in sostanza, quello che ha messo in mostra sabato sera: dare sicurezza alla difesa e compiere pochi, ma decisivi, interventi. Lo ha fatto, Maarten. E pure alla grande.
La sua partita, come al solito, era iniziata prima dei compagni. Nel primo tempo si limita all’ordinaria amministrazione, mentre nel secondo diventa decisivo. Quando, poco prima del gol di Bojan, Meggiorini si invola sulla destra, lascia sul posto Cassetti e si avvia solo soletto verso la porta. Lì, due soluzioni: passare al centro per un compagno o tirare. L’attaccante del Novara decide di volere gloria personale, tira, convinto di far gol facile facile. E invece, sulla sua strada, trova il portierone romanista che si allunga, copre bene lo specchio, e manda il pallone fuori. I compagni se lo abbracciano, in tribuna si tira un sospiro di sollievo.
IL RIENTRO DEL CAPITANO - Ancora un giorno di riposo, poi domani la Roma sarà di nuovo al lavoro a Trigoria. Senza i nazionali, ma con Francesco Totti pienamente guarito.Il capitano, che si era infortunato lo scorso primo ottobre nella gara dell’Olimpico contro l’Atalanta, è tornato ad allenarsi a buoni ritmi e a partire da domani comincerà a forzare per mettersi a disposizione di Luis Enrique in occasione della partita contro il Lecce, domenica 20 alle ore 20.45
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