(di Alessio Nardo) E’ uscito dal campo con la sua solita aria seria e signorile, e davanti ai microfoni s’è dimostrato quiete, sereno e pacato. Ma in cuor suo, Claudio Ranieri ardeva di gioia a profusione per l’ennesimo scherzetto fatto alla Juventus. Storia ben nota, tormentone costante. Ma c’è poco da fare: la sfida tra il Sor Claudio e la Vecchia Signora non sarà mai uguale a tutte le altre. Ha vinto lui, il granitico condottiero di Testaccio, ancora una volta. Dopo il 2-1 di un anno fa in campionato e l’1-1 strappato in rimonta a novembre, la Juve s’è dovuta nuovamente inchinare all’implacabile ex: 2-0 e semifinale targata Roma. Senza storia. Le gemme di Mirko Vucinic e Rodrigo Taddei hanno impreziosito e suggellato una gara ben gestita dai giallorossi, trionfatori col minimo sforzo dinanzi al nulla juventino. E dopo mesi e settimane difficili, per Ranieri è giunta l’ora delle rivincite. Anche se il cammino per la vittoria è ancora molto lungo.
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Roma, il massimo col minimo sforzo
(di Alessio Nardo) E’ uscito dal campo con la sua solita aria seria e signorile, e davanti ai microfoni s’è dimostrato quiete, sereno e pacato.
FIATO, CORSA E SUPER DIFESA – Rispetto alla prima parte di stagione, la Roma sta dimostrando una notevole crescita sotto il profilo atletico e agonistico. La squadra ora regge bene il confronto fisico con gli avversari e conserva fiato sino al fischio finale. La sfida con la Juventus poteva rappresentare un rischio da questo punto di vista: i bianconeri, forti di gente di stazza e rocciosa, avrebbero potuto mettere in grossa crisi i rivali. I quali, al contrario, hanno prevalso a 360°. In più, c’è da registrare il perfezionamento di meccanismi difensivi in netta fase di sviluppo nelle ultime settimane. I pasticci di reparto sembrano far parte del passato: nelle ultime otto partite sono solo cinque le reti incassate. E’ giusto ribadire l’assoluta inoffensività mostrata dalla Juventus, ma nel complesso i meccanismi hanno funzionato alla grande e le prestazioni individuali si sono rivelate eccellenti. Philippe Mexés ha confermato di vivere un periodo di forma eccezionale, mentre Burdisso ha svolto il suo solito ineccepibile lavoro di ‘controllore’. La nota più lieta è certamente John Arne Riise, fantasma d’inizio stagione pian piano tornato in auge. La gara del norvegese è stata superba, soprattutto sul piano della copertura, aspetto dove egli non sempre risulta impeccabile.
MEDIANA COMPATTA – Il centrocampo a tre non fa certo parte dei sogni notturni di Claudio Ranieri, che tanto desidererebbe avere a disposizione qualche valido esterno per proporre il suo amato 4-4-2. Tant’è, le risorse son queste e tutto sommato il modulo a rombo funziona. L’importante è che le maglie siano strette fra di loro e che non si creino evidenti varchi per gli avversari. La Roma ha stravinto il confronto in mediana con la Juventus: De Rossi ha badato alla sana gestione del reparto, coadiuvando la difesa e proponendo l’azione con semplicità. Bravissimi son stati Brighi e Simplicio nel primo tempo a correr molto e aggredire. Di rado s’è vista una Roma così attenta al pressing e feroce nell’aggressione. L’ingresso di Taddei ha momentaneamente indebolito il centrocampo romanista. Una volta entrato in partita, il brasiliano ha saputo regalare alla platea un gol da sogno. Prezioso il lavoro di Perrotta, rispolverato trequartista dal mister. L’ex campione del mondo si è sfiancato in un doppio lavoro di supporto offensivo e aiuto mediani. In fase difensiva, la Roma ha proposto un 5-4-1 puro, con De Rossi difensore aggiunto, Perrotta terzo mediano, Taddei e Vucinic esterni alti e Borriello unica punta.
MIRKO DA SOGNO – Bello il gol di Taddei, strepitosa l’invenzione di Mirko Vucinic al 65?. L’episodio decisivo, la vera svolta di una partita incanalata sulla noia e fatalmente destinata a risolversi dagli undici metri. Mai dire mai, quando in campo c’è gente di tale qualità tecnica. Il montenegrino è un tipo particolare, poco affidabile ma in grado di vincere una partita da solo se assistito dall’ispirazione. Con la Juve è subito sembrato in palla, sin dai primi minuti. Buone giocate, tocchi sopraffini e quel talento troppo spesso oscurato dal caratteraccio e dalla scarsa voglia di sacrificarsi senza palla. Non sarà mai un fuoriclasse, ma dategli un metro di libertà e saranno dolori. Motta, che pur lo conosce bene, gli ha offerto campo ed ecco il destro della domenica (anzi, del giovedì). ‘Fenomenata’ alla Del Piero davanti agli occhi del maestro. Estremo rimedio alla situazione di stallo. Solo una giocata da campione poteva modificare il corso degli eventi. E per fortuna della Roma, il campione di turno indossava la maglia giallorossa numero nove.
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