news as roma

Roma, i (tanti) problemi di Luis Enrique

(di Alessio Nardo) E’ vero, le sconfitte di luglio fanno un po’ meno male. Solo un po’ però. Le tre sberle rimediate dalla Roma contro il Paris Saint Germain del freschissimo ex Jeremy Ménez squarciano il cielo...

Redazione

(di Alessio Nardo) E' vero, le sconfitte di luglio fanno un po' meno male. Solo un po' però. Le tre sberle rimediate dalla Roma contro il Paris Saint Germain del freschissimo ex Jeremy Ménez squarciano il cielo dell'estate giallorossa.

I soliti difetti difensivi, la classica 'imbarcata', un cantiere ancora apertissimo a soli ventun giorni dal primo impegno ufficiale della stagione (18 agosto, Europa League). Cosa non va? Molto. In cosa bisogna migliorare? Tutto. Il volto deluso e rassegnato di Luis Enrique al termine dei 45' coi francesi è l'ideale riassunto: il tecnico spagnolo si è finalmente accorto di quanto sia difficile rianimare questa Roma, reduce da un'annata disastrosa. La 'revoluciòn' da lui progettata è solo agli albori. L'impressione è che occorrano altri nuovi innesti, e alla svelta. I problemi da risolvere sono tanti, dal più piccolo al più grande. Andando in ordine, si parte dal portiere. Habemus titolare, alias Maarten Stekelenburg, atteso giovedì a Roma per le visite mediche e la firma sul contratto. Con il 29enne nazionale olandese possiamo star tranquilli, ma le alternative? La serata di Innsbruck non ha certo lasciato dolci ricordi al rientrante Gianluca Curci: tre conclusioni verso la porta giallorossa, tre gol incassati. Il tutto in poco più di mezzora. L'ex doriano non è certo la quinta essenza dell'affidabilità, e nemmeno il vecchio (e un po' arrugginito) Lobont offre elevate garanzie. Non è da escludere un possibile ripescaggio in extremis del pluribistrattato Carlos Kameni, stimato dallo staff tecnico e potenzialmente adatto nel ruolo di vice Stekelenburg.

Poi, la difesa. Totalmente sperimentale nell'estiva serata austriaca. Il neoacquisto Heinze è stato lasciato a riposo, in attesa di guadagnare una perfetta condizione atletica. Permangono molti dubbi sullo status fisico di Burdisso e Juan. Per l'argentino, reduce dalla Coppa America, si era parlato di un'operazione all'inguine, al momento scongiurata. Il 32enne brasiliano, partito con i compagni per il ritiro di Riscone, ha svolto quasi sempre allenamento differenziato e non ha ancora giocato 1' in amichevole. Serve un quarto titolare affidabile e importante, senza nulla togliere al giovane Antei e a Marco Cassetti, mai troppo a suo agio al centro della difesa. Sugli esterni, altri dubbi. Per il gioco di Luis Enrique è fondamentale avere due laterali tecnici e dotati di gran corsa. Cassetti è più uomo di posizione, poco adatto alla spinta costante. Cicinho ha qualità, ma non è un fulmine di guerra sul piano del dinamismo. Rosi si fa preferire per prepotenza fisica, ma manca di 'dolce piede'. Volgarmente si direbbe: in tre non ne fanno uno. O meglio, nessuno dei tre rappresenta l'ideale esterno basso desiderato da Luis. A sinistra si attende la crescita di José Angel, ancora piuttosto acerbo. Puntare sullo spagnolino titolare è un bel rischio, ma al momento di grandi alternative non v'è l'ombra: l'atteso Crescenzi è stato impiegato col contagocce in queste prime amichevoli (peraltro da centrale), mentre Heinze, adattabile anche a sinistra, vanta caratteristiche più difensive. Ergo, il disegno complessivo non quadra.

Capitolo centrocampo. Walter Sabatini lo ha detto domenica in conferenza stampa: "Inseriremo un nuovo giocatore", possibilmente in grado di giostrare sia davanti alla difesa che nel ruolo di intermedio. Secondo i logici desideri di Luis Enrique, i tre migliori interpreti del 'suo' calcio al momento sono Daniele De Rossi (al centro), David Pizarro e Leandro Greco (ai lati). Gli elementi più affidabili sul piano tecnico, gli unici in grado di elaborare un gioco basato sul possesso palla costante. E le riserve? Gente onesta, gregari di lusso, pesci fuor d'acqua. Perrotta è uomo spogliatoio e non si tocca, ma i piedi di SuperSimo 'cozzano' con la filosofia spagnoleggiante. Stesso discorso per Brighi, mentre Taddei fin qui è stato continuamente proposto nel ruolo di esterno basso. Esperimento non riuscito del tutto. Ai giovanissimi Viviani e Verre (quest'ultimo impiegato anche nel trio offensivo) non bisogna dare eccessive responsabilità. Mistero Bertolacci: il 20enne rientrato dal prestito a Lecce avrebbe dovuto rappresentare una delle principali attrattive del precampionato romanista. Non si è mai visto. Che fine ha fatto? Non si sa, nel frattempo già si parla di un suo ritorno in Puglia.

Infine, l'attacco. Un reparto basato ancora una volta sulla 'regia' di San Francesco Totti. Il Capitano è in piena fase di rodaggio e non ha ancora avuto modo di esprimersi al 100%. A lui, Luis Enrique chiederà un dinamismo diverso. Più corsa, più abilità nello svariare sull'intero fronte offensivo collegando centrocampo e attacco. I due ruoli esterni, sulla carta, saranno occupati dai nuovi arrivi Bojan Krkic e Erik Lamela, fin qui mai visti all'opera (lo spagnolo è approdato in giallorosso da pochi giorni, l'argentino ex River giocherà il mondiale Under 20 assieme all'altro neoacquisto Loic Nego e tornerà a disposizione solo a metà agosto). In teoria, gente del calibro di Jeremy Ménez e Mirko Vucinic avrebbe fatto comodo nel nuovo tridente, sebbene l'individualismo estremo non sia legittimo sposo del 4-3-3 'barcelonista' pensato dal tecnico spagnolo. In ogni caso, gli uomini a disposizione non bastano. Caprari e il già citato Verre, per quanto promettenti, non possono assumersi l'onere di un compito così gravoso. E Borriello, più volte sperimentato sull'out destro, ha confermato contro il Paris SG una scarsissima efficacia in posizione decentrata. In sostanza, questa Roma è ancora un oceano di problemi da risolvere. In tutti i reparti. A Lucho il 'ganador' spetta un lavoro affascinante, duro e terribilmente ambizioso.