(di Danilo Leo) Ha legato il suo nome soprattutto al Cagliari di Giggirriva e a quello scudetto che, nel 1970, aveva fatto impazzire di gioia un’intera Isola, che aveva identificato in lui, oltre che ovviamente in Rombo di Tuono, l’artefice di un riscatto sociale atteso per secoli.
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Roma-Cagliari nella storia: Scopigno, allenatore senza…filtro
(di Danilo Leo) Ha legato il suo nome soprattutto al Cagliari di Giggirriva e a quello scudetto che, nel 1970, aveva fatto impazzire di gioia un’intera Isola, che aveva identificato in lui, oltre che ovviamente in Rombo di Tuono, l’artefice di...
Manlio Scopigno era nato per caso in Friuli, era in realtà di solide origini reatine, e fu un personaggio autentico, che rivoluzionò a suo modo, le modalità tecniche e, soprattutto, filosofiche dell’essere allenatore di calcio.
Ed ha legato il suo nome anche ad una breve, tormentata ed incompiuta esperienza romanista nella stagione ’73-’74, quando lasciò dopo solo sei giornate, non senza aver valorizzato un ragazzino di nome Agostino Di Bartolomei.
Fulminanti le sue battute in ogni circostanza, sempre improntate all’autoironia e ad una interpretazione fintamente indolente della vita e del lavoro. Raccontò Pierluigi Cera, capitano storico del Cagliari, che in uno dei primi ritiri Scopigno sorprese lui ed altri calciatori impegnati in una notturna partita di poker, in un ambiente talmente saturo di fumo da non vederci al di là del naso. Lui non si scompose, tirò fuori le sue inseparabili sigarette e disse: “Dà fastidio se fumo?”. Un minuto più tardi i giocatori eran tutti a letto e il Cagliari il giorno dopo vinse 3-0.
Era anche buon bevitore: “Sono uno che bada all’etichetta – soleva dire -: se non c’è scritto sopra whisky scozzese, io non bevo”. E accanito fumatore tanto che, quando si parlò di lui per sostituire Valcareggi come c.t., ebbe a dichiarare: “Non aspiro alla nazionale, aspiro la nazionale. Senza filtro”.
Come le fulminanti battute sui giocatori. Alla domanda di un cronista: “Mister, perchè porta Brugnera in panchina?”, rispose: “Perché è piccolo, e così io sto più comodo”. Per Nastasio, un cavallone dai piedi ignoranti e dall’irruenza smisurata, confezionò un cartello affisso sulla linea di fondo con su scritto: “Qui finisce il campo”.
E quando il presidente del Cagliari lo licenziò, gli comunicò la notizia durante il ritiro della squadra, all’ora di pranzo. Rispose aulico al massimo dirigente cagliaritano: “Può fare in fretta per piacere, non vorrei mi si raffreddasse la minestra”.
Se n’è andato il 25 settembre del 1993, la sua Rieti gli ha dedicato lo stadio comunale. Ci ha lasciato il ricordo di una vita sopra le righe.
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