Il credo calcistico di Luis Enrique. Il ruolo e il rendimento di Totti. La campagna acquisti di Walter Sabatini. Il tridente, il centrocampo, il nuovo modulo. Nella falsa partenza della Roma tanti motivi di polemiche,
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Roma, Bojan è già un caso. Il talentino va verso la panchina
Il credo calcistico di Luis Enrique. Il ruolo e il rendimento di Totti. La campagna acquisti di Walter Sabatini. Il tridente, il centrocampo, il nuovo modulo. Nella falsa partenza della Roma tanti motivi di polemiche,
presunti capri espiatori, ragioni più o meno valide, spiegazioni accettabili e - a volte - francamente assurde. Ma poco o niente su Bojan Krkic, 21 anni appena compiuto, padre serbo, madre catalana, un passato da enfant prodige e poi, si può dire tranquillamente, la sfiga di capitare nell’attacco della squadra più forte del mondo.
Guardiola che lo vede poco e lui che sceglie - grazie a Luis Enrique - la scommessa romana. Un colpo vero di mercato, mai discusso e discutibile. Poi però, dalle prima pagine di luglio, alle facce tristi di fine agosto e inizio settembre, il passo per Bojan è stato brevissimo. Deludente. Impalpabile. Titolare fisso eppure mai incisivi in una Roma che, cambiando i fattori, non trovava mai il prodotto di qualità. A Trigoria gli vogliono tutti bene. Ragazzo sensibilissimo - in passato ha sofferto di attacchi di panico - domenica ha patito un debutto in campionato balordo. Un esterno che non punge, che non salta l’uomo, che si perde alla ricerca di una giocata risolutrice che non arriva mai. Dicono che Luis Enrique stia pensando a un suo dirottamente in panchina. I pochi minuti giocati domenica contro il Cagliari da Borini – un attaccante molto simile fisicamente a Bojan – fanno capire la differenza tra chi è in forma, e chi no. Bojan indiscusso titolare della Roma estiva non esiste più. La concorrenza là davanti è micidiale e i minuti deludenti giocati fin qui dal ragazzo spagnolo remano contro una sua riconferma a San Siro contro l’Inter. Sarebbe però un errore per la Roma bocciare a prescindere Bojan Krkic. Il papà è arrivato nella capitale per stargli vicino. Il cambio non è stato brillante da subito come tutti pensavano e si aspettavano. Il ragazzo felice che entra e segna, che sorride e diverte i tifosi, è lontano anni luce. Ma non solo lo staff tecnico iberico della Roma, è pronto ad aspettare. I compagni lo incitano e fanno di tutto per farlo inserire sempre meglio nel mondo giallorosso. Serve tempo. Come alla Roma di Luis Enrique. Anche se nel calcio di oggi, il lusso vero che uno può concedersi è proprio questo qua.
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